SE FINISCE A FILIPPI
Idati sull’occupazione pubblicati domenica scorsa dal Corriere Fiorentino, insieme all’intervista a Ichino, dimostrano una tendenza positiva determinata dall’azione di governo degli ultimi anni. Non mancano ovviamente le contraddizioni che lo stesso Ichino (ispiratore del Jobs Act, giuslavorista ex-Pci e di indiscussa onestà intellettuale) mette in rilievo, soprattutto per quanto riguarda la necessità di attuare con ben altra determinazione le politiche attive del lavoro verso coloro che lo perdono e devono ritrovarlo. La sinistra radicale, in particolare il Mdp di Speranza, D’Alema e Bersani, avrebbe l’opportunità di un confronto concreto con il Pd, perlomeno fino a quando ragioni elettorali non portassero ad una definitiva rottura. In fondo i leader degli scissionisti hanno percorso un lungo cammino di governo e hanno votato tutto quello a cui oggi si dichiarano fieramente contrari, ma tutto ciò non conta. La sinistra di cui parliamo ritorna ad una cultura di opposizione sulle grandi questioni sociali del Paese, rispolverando un’antica alleanza con la Cgil che, quando è stata prevalente, le ha consentito di perdere tutte le sfide decisive nel Paese. Malgrado le aperture del Pd, gli appelli di Pisapia e di Prodi, prevale l’antagonismo chiaramente espresso da Bersani: ci rivedremo e ci conteremo nel nuovo Parlamento. Per i lettori di Plutarco, un modo come un altro per rivedersi a Filippi, anche se chi si sente il Bruto che combatte le armate imperiali dovrebbe avere in mente che la storia finisce con un suicidio.
Tanto più difficile, in tale contesto, appare la posizione di Rossi in Toscana. Rossi, grazie al Pd, governa una regione in cui i progressi sul piano della crescita e dell’occupazione appaiono significativi, ha condiviso i tentativi di riforma di Renzi, votando sì lo scorso 4 dicembre, ha costruito la propria esperienza in un ambiente politico in cui le ragioni dell’unità a sinistra rappresentano la tradizione più rilevante. Con tutto ciò si pone dalla parte di un ritorno alle vicende che videro protagonista Bertinotti nei riguardi di Prodi, predisponendo anche la Toscana ad un esito elettorale favorevole al centrodestra e ai seguaci di Grillo. Qualsiasi ragionamento si infrange sul presupposto che ha dato origine alla scissione del Pd e che ispira il resto della sinistra cosiddetta radicale, cioè il tentativo, costi quel che costi, di porre fine alla leadership di Renzi. Tutto il resto è noia, avrebbe detto Califano. In una situazione simile viene bene anche l’involontaria autoironia del giovane Speranza che definisce l’ex sindaco di Firenze come un uomo del passato, mentre sventola la bandiera di un Mdp i cui massimi protagonisti sono D’Alema e Bersani.