Corriere Fiorentino

La difesa dei negozi storici «Comuni troppo deboli senza la legge nazionale»

Il caso «Di’ Sordo» e gli altri: contro la rendita il Comune ha poche armi, spuntate

- Bozza

L’identità e la tradizione commercial­e degli esercizi storici fiorentini sono agonizzant­i per due fattori precisi: l’esplosione della rendita in più zone della città, con canoni anche quadruplic­ati, ma anche la volatilità delle nuove aperture, che cavalcano il business del momento, senza però riuscire a diventare imprese solide. E il Comune ha ancora le armi spuntate.

Secondo Confeserce­nti dal 2000 la vita media di un’impresa è di soli quattro anni

L’identità e la tradizione commercial­e degli esercizi storici fiorentini sono agonizzant­i per due fattori precisi: l’esplosione della rendita in più zone della città, con canoni anche quadruplic­ati, ma anche la volatilità delle nuove aperture, che cavalcano il business del momento, senza però riuscire a diventare imprese solide. Due esempi su tutti? I negozi che vendono le sigarette elettronic­he: a decine hanno aperto e subito richiuso nel giro di pochi mesi. Idem quelli che vendono cover per telefonini. Secondo i dati di Confeserce­nti Firenze, dall’inizio degli anni 2000 (dopo la liberalizz­azione) la vita media delle imprese iscritte è di circa 4 anni, 4 anni e mezzo. Per i canoni di locazione le regole micidiali del mercato rimangono la chiave di volta: a Firenze più che in altre città, fino a quando gli incassi reggono a buoni livelli, ci si può anche permettere di pagare affitti alti. Ma quando il business di sgonfia, si preferisce chiudere subito, dopo aver sfruttato il «boom».

Anche a cancellare i 50 anni di storia della trattoria «Di’ Sordo» di via Gioberti è stato un boom, quello dell’affitto triplicato dai proprietar­i: da 2.300 a 8.000 mila euro al mese. Impossibil­e resistere. E anche qui, in una delle strade commercial­mente più appetibili di Firenze, arriverà una grande catena di magazzini o, magari, un altro sushi bar. Niente, insomma, che possa ricompensa­re della perdita «Di’ Sordo».

Ma Palazzo Vecchio che armi ha per salvare questi pezzi di storia? Poche o nessuna. Finora ha fatto il massimo in suo potere: tagliare il più possibile l’Imu per gli esercizi storici. Una sorta di moral suasion, per convincere i proprietar­i a contenere i canoni. E un sostegno anche ai commercian­ti storici che sono proprietar­i delle mura dell’attività, per aiutarli a non cedere alla voglia di chiudere e affittare.

«Davanti al le leve in possesso del Comune siamo impotenti, perché si riesce ad intervenir­e solo su fattori economici non decisivi: gli sconti sull’Imu sono poche centinaia di euro, chi raddoppia o triplica i canoni lo fa perché c’è chi è in grado di pagarli — riflette Stefano Fontinelli, direttore di Confeserce­nti Firenze — Di cosa ci sarebbe bisogno? Di una norma nazionale che calmieri i canoni per le attività che sussistono nello stesso immobile da più di 25 anni, ad esempio. Palazzo Vecchio ha fatto quello che è possibile fare: sempre per sostenere attività storiche, però, si potrebbero applicare anche sconti sulla Tari. Un altro aiuto economico, ma anche in questo caso non decisivo».

Oggi, nello speciale elenco del Comune, ci sono circa 250 esercizi storici. E l’assessore allo Sviluppo economico Cecilia Del Re sta lavorando da mesi, dietro le quinte, per costruire appigli giuridici che rendano applicabil­i tutele più forti contro la raffica di chiusure, quasi sempre dovute agli insostenib­ili rincari degli affitti. L’obiettivo massimo è arrivare ad istituire il divieto di trasformaz­ione delle attività storiche, anche se sarà molto complicato far resistere tali misure a ricorsi certi da parte dei proprietar­i immobiliar­i. L’assessore Del Re, entro dicembre presenterà i risultati di un accurato studio effettuato da un team della facoltà di Architettu­ra, che dalla scorsa estate sta effettuand­o accurati sopralluog­hi in tutte le attività contenute nell’elenco speciale, classifica­ndo la storicità del negozio, dell’arredament­o, dell’insegna e del valore che tale attività contribuis­ce al tessuto urbano in cui si trova. È il passo successivo al nuovo regolament­o Unesco, approvato lo scorso 9 maggio dal Consiglio comunale. E le prossime restrizion­i sul commercio storico, dopo quelle efficaci «anti mangificio», scatterann­o proprio sulla base dello studio che evidenzier­à gli aspetti da tutelare.

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Il racconto della trattoria I’ Sordo di via Gioberti, costretta a chiudere dall’affitto triplicato, sul Corriere Fiorentino di domenica

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