Si chiamano «surfer» Una folle prova di forza alimentata dal web
Sergio Berardi (Russell Newton): «Sono gesti fatti per fare colpo sui coetanei, vanno depotenziati perché non ne subiscano il fascino»
Non è un caso isolato quello del ragazzino che è stato immortalato mentre viaggiava aggrappato alla tramvia tra la fermata Talenti e quella di piazza Batoni. La sua bravata l’hanno già fatta in tanti prima di lui, in Europa e persino negli Usa. Si chiama tram surfing. Basta digitarlo su youtube per accorgersi della portata del fenomeno, diventato ormai una sorta di sport mondiale. Da Melbourne in Australia fino agli Usa e al vecchio continente. Colpitissima la Francia, con casi a Parigi — addirittura sulla metropolitana — Bordeaux, Lione. Poi Sarajevo, Kiev, Lipsia in Germania.
E anche l’Italia e la Toscana in particolare come dimostra il caso di Firenze, non sono indenni alla folle moda del momento. La regola è attaccarsi al tram, o magari al vagone della metro o a quello del treno, e condire la performance con un bel selfie o con un video. n rete di trovano centinaia di video con ragazzini abbarbicati all’esterno delle carrozze, in alcuni casi anche sul tetto dei vagoni, col vento nei capelli che fanno il gesto del pollice alzato in segno di vittoria. A volte si filmano da soli, a volte lo fa qualcun altro per loro. I protagonisti sono tutti adolescenti alla ricerca del brivido. In alcuni casi si spingono ancora oltre: è il caso di un train surfer di Hawthorn, sobborgo di Melbourne. Un ragazzino di si e no sedici anni, ripreso mentre si lancia in un fiume dal tetto di un treno in corsa procurandosi varie contusioni. Una moda pericolosa, dilagata per l’effetto emulazione, alimentato dalla cassa di risonanza garantita da internet e soprattutto dai social network. Il caso registrato nei giorni scorsi a Firenze pare non sia il primo in città — come indicano alcuni utenti della Rete che avrebbero visto gesti simili — e neppure in Italia. Nel maggio del 2016 tre ragazzini sono stati fotografati mente viaggiavano appesi al posteriore di un tram in corso dei Mille, a Palermo. Solo alcune mesi prima, dicembre 2015, un altro giovane era stato immortalato aggrappato a un bus a Milano. La foto finì sulla pagina Facebook «tranvieri Milano». «Mi ricorda i ragazzini che negli anni ‘60 e ‘70 viaggiavano appesi dietro ai tram » riflette il professor Sergio Berardi dell’istituto superiore Russel Newton di Scandicci, che in passato ha organizzato vari progetti di ascolto per gli adolescenti difficili. Se prima però gli attaccati al tram erano per lo più giovani in difficoltà che cercavano di risparmiare i soldi del biglietto, adesso viaggiare aggrappati alle carrozze è diventato un sport estremo, un atto di coraggio. I giovani, spiega il prof Berardi, compiono questi gesti «per trovare una loro identità, magari negativa, ma pur sempre un’identità per far colpo sulle compagne e sui compagni». «Noi educatori cerchiamo di far avere a questo adolescenti un’identità interna, di sanità, quella per cui una persona è valida anche se non si sottopone a questo tipo di atti di coraggio». Ma come combattere questi atteggiamenti? A volte l’arma migliore piò essere l’ironia: «Il rimprovero a volte ottiene l’effetto opposto — precisa Berardi — , l’ironia invece può smontare un comportamento, facendolo apparire una stupidaggine invece che un atto di coraggio».