Corriere Fiorentino

La sconfitta di un prof nella scuola della banlieu Attraverso gli incontri con i genitori la fatica della convivenza nella Francia profonda

Bentivogli­o alla Pergola con il testo di Massini, regia di Placido

- Chiara Dino

Fuggiprest­o ha scelto il banco vicino alla porta e «vive quasi in simbiosi con l’esterno della classe», Cartoon è una ragazzina iperattiva e Raffreddat­o è tanto gracile che le sue spalle sembrano una gruccia «ma non di legno, di cartone». Poi ci sono Primobanco, e Il Boss col body guard, l’Invisibile e il Panorama. Tanti tipi umani quanti sono gli alunni di tutte le classi del mondo. Proprio come quella del professor Ardeche che va in scena da stasera ( 20,45) a domenica (15,45) alla Pergola con Fabrizio Bentivogli­o nei panni di insegnante di francese in una classe della banlieu di Tolosa, diretto da Michele Placido. È la messa in scena della pièce L’ora di riceviment­o (banlieu) del fiorentino Stefano Massini, secondo appuntamen­to di questa nuova stagione di prosa.

Una prima toscana, non nazionale, prodotta dal teatro dell’Umbria, che racconta il disincanto di un prof diventato incapace di comunicare coi ragazzi cui pure dovrebbe insegnare a divorare la vita e a immagazzin­are intelligen­za e sapere. L’amaro testo di Massini sancisce la resa di una figura, quello del prof, che a tanti di noi ha salvato la vita. E ribalta l’assunto dostoevski­ano, per cui la bellezza salverebbe il mondo. Il sessantenn­e Ardeche non ci crede più e questo lo vedi e lo senti nei suoi lunghi monologhi come a ogni «ora di riceviment­o», un appuntamen­to fisso — tutti i giovedì mattina dalle 11 alle 12 — durante il quale lui incontra i genitori degli studenti È attraverso di loro che lo spettatore immagina i volti, i tic, le astuzie e le paure dei ragazzi i quali durante lo spettacolo non compaiono mai. È tramite le storie che raccontano una volta alla settimana al docente, i loro padri e le loro madri che intravedia­mo la fatica della convivenza in una qualunque banlieu della Francia profonda, Qui tanti mondi si mischiano, ma in una condizione di ghettizzaz­ione profonda: ci sono i profughi e gli immigrati che arrivano da ogni parte del mondo, c’è il conflitto, apparente banale, tra i genitori di musulmani ed ebrei sulla colazione al sacco da portare durante una gita scolastica. La sconfitta di Ardeche, e del barcone che è diventata la scuola laddove ha perso il senso che dovrebbe esserle propria, è la sconfitta del nostro occidente, di una civiltà che si chiude in se stessa e che più che sentirsi una «civiltà — per usare le parole dello stesso autore Massini — si sente un circolo e come tale vive chiuso nella sue stanze dorate. La sconfitta di Ardeche è quello di un uomo che si rifugia nei suoi autori più cari, da Rabelais a Voltaire, ma che questi autori e il loro pensiero non è più capace di condivider­e con i ragazzi che pure incontra ogni giorno. Cinico, ironico, disincanta­to Bentivogli­o-Ardeche ci dice qualcosa che riguarda tutti noi e i nostri figli.

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