«Non truffò i pazienti» Per Macchiarini un’altra assoluzione
Il chirurgo assolto anche in Appello: era accusato di aver chiesto denaro per interventi più veloci
La Corte d’appello di Firenze ha assolto il chirurgo Paolo Macchiarini, dall’accusa di aver truffato pazienti gravi che si erano rivolti a lui all’ospedale di Careggi dove il chirurgo ha lavorato dal 2009 al 2012. Con Macchiarini sono stati assolti anche i medici Alessandro Gonfiotti e Fabio Mannini, la sua assistente Aida Chiti, i direttori di Careggi Valtere Giovannini e Valerio Del Ministro.
Il chirurgo Paolo Macchiarini è in volo per la Turchia quando un sms gli annuncia che è stato assolto dalla Corte d’appello di Firenze. «Non si sbaglia ad avera fiducia nella giustizia», risponde al suo difensore Francecso Bevacqua. Per il dottore viareggino cade, anche in secondo grado, l’accusa più terribile di aver ingannato i pazienti per indurli a farsi operare a pagamento in strutture private, prospettando tempi più lunghi rispetto a quelli reali. Insieme a lui, assolti dall’accusa di truffa altri quattro sanitari: la caposala Aida Chiti (difesa dagli avvocati Filippo Cei e Elvira Supino) i chirughi di Careggi Massimo Jaus, Alessanfro Gonfiotti, Fabio Mannini (assistito dall’avvocato Massimo Megli). Identica sorte per gli ex vertici di Careggi Valerio Del Ministro (difeso dall’avvocato Paolo Stolzi) e Valtere Giovannini (assistito dall’avvocato Gaetano Viciconte) ai quali la Procura contestava di aver lasciato mano libera a Macchiarini per la definizione dei calendari degli interventi.
«Ero preoccupato, ma sono soddisfatto», spiega l’avvocato Bevacqua. In aula il pg Luciana Singlitico aveva chiesto la condanna a 9 anni di reclusione per il medico che è ritornato, dopo l’esperienza in Svezia e in Russia, a vivere in Spagna. Soddisfatto il governatore Enrico Rossi: «Il chirurgo Macchiarini è stato assolto anche in appello. Non avevo sbagliato valutazione, soprattutto perchè avevo fiducia nei direttori di Careggi, assolti anch’essi dall’accusa di scarsi controlli. Sono sempre più convinto — aggiunge — che la libera professione sia un cancro che corrode la sanità pubblica. Penso che questa attività privata vada superata con un intervento legislativo, riconoscendo agli operatori il giusto ritorno economico e affermando il diritto dei cittadini a non essere umiliati con richieste esose di denaro per le loro cure».
Macchiarini era arrivato nel 2009 a Firenze, dopo aver eseguito a Barcellona il primo trapianto di trachea al mondo. A volerlo, proprio Rossi, allora assessore alla sanità. Poi nel 2011, l’arresto per peculato: 19 giorni ai domiciliari con l’accusa di essere un professionista privo di scrupoli, capace di approfittare di persone malate per indurle a operare con costi fino a 150 mila euro. Finirono indagati anche i suoi più stretti collaboratori e gli ex vertici di Careggi. A dare il via alle indagini nel 2010 la vedova di un paziente. L’uomo aveva un tumore ai reni e metastasi avevano invaso cervello e polmoni. «Mi era stato consigliato che era l’unico a poter salvare mio marito» disse agli inquirenti la signora, che poi, assistita dall’avvocato Pasquale De Luca, non ha mancato un’udienza in primo e secondo grado. La donna registrò di nascosto anche un colloquio con Macchiarini e poi consegnò l’incisione agli investigatori della guardia di finanza.
Secondo la procura, il medico le avrebbe proposto di far operare il marito in Germania per rimuovere prima le metastasi al cervello e poi quelle al polmone in cambio di 150 mila euro. Ma di quel passaggio di denaro, secondo il pm Luigi Bocciolini che ereditò il fascicolo dalla collega Luciana Singlitico passata alla procura generale e da Giuseppe Soresina, non si è mai trovato traccia. Per questo Bocciolini, in primo grado, chiese e ottenne l’assoluzione. Una strada seguita anche ieri dalla Corte d’appello.
Il governatore «Non avevo sbagliato su di lui. Ma resto convinto che il cancro è la libera professione»