Chiesa-Immobile, assist e gol
Futuro e presente del calcio italiano (e della Nazionale) domenica sera si sfideranno all’Olimpico Il biancoceleste oltre a essere capocannoniere fa anche segnare. Fede è l’unico in grado di trascinare la Fiorentina
Federico Chiesa e Ciro Immobile, uno di fronte all’altro nel match di domenica all’Olimpico, saranno certamente due dei protagonisti della Nazionale che nascerà dopo la clamorosa eliminazione dai mondiali. E proprio a Coverciano a metà marzo condivideranno ritiro e allenamenti. Nemici all’Olimpico tra pochi giorni e amici in azzurro.
Due punti fermi del calcio italiano alle prese con la rivoluzione e già oggi simboli della propria squadra di club, nonostante i sette anni di differenza tra i due. Cross di Chiesa e gol di Immobile. Semplice a dirsi, non tanto a farsi, viste le difficoltà che la Nazionale dovrà comunque affrontare nei prossimi mesi. I due, però, ci saranno.
Per il laziale nessuna sorpresa, a differenza di Chiesa che in caso di qualificazione al Mondiale avrebbe rimandato la sua convocazione al prossimo settembre. Ora, invece, sarà diverso. Perché se il calcio italiano deve ripartire dai giovani, è impossibile rinunciare al suo talento fin dalla prima gara del nuovo corso. Ruolo diverso ma stessa caratteristica che rende i due calciatori indispensabili per le proprie squadre. E cioè quell’essere sempre decisivi nel risultato finale. Per provare basterebbe levare Chiesa e Immobile a Fiorentina e Lazio e vedere il tabellino finale.
La Lazio avrebbe ben 15 gol in meno e sei assist, questo il contributo ad oggi dell’attaccante campano. Segna quasi sempre e fa segnare, più ovviamente quella dose di leadership in campo che lo rende un vero esempio per i compagni. Già, perchè Inzaghi è anche questo che chiede al suo numero nove. Trascinare gli altri. Compito che, gioco forza, è costretto a svolgere anche Federico Chiesa (3 gol e 3 assist) in maglia viola. Ruolo che in teoria, carta d’identità alla mano, dovrebbe toccare a qualcun altro in rosa ma che il 25 viola ha fatto suo. Non sono capitani (Astori e Lulic hanno la fascia) ma è come se lo fossero entrambi. Perché rappresentano anche quell’ancora di salvataggio che soprattutto nel momento del bisogno (la trasferta di Ferrara è una conferma) soccorre anche gli allenatori stessi. Talmente tanto decisivi i due che le società hanno deciso proprio recentemente di adeguare il loro ingaggio al valore dimostrato in campo. Ed entrambi guidano da poco la classifica degli ingaggi più alti nei rispettivi club. Immobile (classe 1990) ha prolungato fino al 2023 legandosi praticamente a vita con i biancocelesti e firmando un contratto da 2,5 milioni di euro più bonus, mentre il futuro di Chiesa (scadenza nel 2022, con 2 milioni circa bonus compresi) rimane comunque molto più incerto vista la giovane età e i tanti estimatori anche tra le big europee.
Traguardi che i due hanno raggiunto in maniera opposta. Perché se l’allora diciannovenne Chiesa dal settore giovanile viola è passato direttamente alla prima squadra, Immobile la serie A l’ha conquistata per gradi. A 19 anni il passaggio dal vivaio juventino al Siena in serie B. Poi un po’ di gavetta a Grosseto e il trasferimento che gli ha cambiato la carriera a Pescara. Al Genoa e soprattutto al Torino si è fatto conoscere, prima del grande salto provato al Borussia Dortmund e al Siviglia. Lasciare l’Italia non è stata la scelta giusta per lui. E chissà che anche questa sua esperienza non possa essere per Chiesa un precedente da ricordare in caso di futura offerta da una società straniera. Intanto tra i tanti attestati di stima nei confronti di Chiesa jr ieri ne è arrivato uno speciale: «Deve avere l’ambizione di superare suo padre — ha detto Adrian Mutu, in visita al centro sportivo viola — così diventerà un campione. Chiesa sta già facendo benissimo, un valore aggiunto per questa Fiorentina».