Corriere Fiorentino

«Sui rifiuti della costa nessun regalo ai privati»

- Alessandro Del Dotto* *Sindaco di Camaiore

Le lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a «Lungarno», Corriere Fiorentino lungarno delle Grazie 22 50122, Firenze Fax 0552482510

Caro direttore, le scrivo in merito a quanto scritto dal sindaco di Pisa, Marco Filippesch­i, e da voi pubblicato il 17 novembre sulla situazione che si è venuta a creare intorno al percorso di attivazion­e di RetiAmbien­te e alla presunta necessità di un socio privato. Solo poche ma doverose domande ed è partita la riflession­e condivisa, inizialmen­te, da un gruppo di 17 sindaci Pd. Nessuna questione politica: l’argomento è amministra­tivo e non ammette posizioni prese nel chiuso di una segreteria. Contrariet­à al privato? Nemmeno per sogno; ma nemmeno un favore che oggi non sta nei numeri, gli unici che avrebbero potuto giustifica­rlo. Noi non siamo per il ritorno alle municipali­zzate (in Versilia hanno lasciato un incenerito­re marcio e 21 milioni di euro di debiti). Ma la decisione presa nel 2011, e mai attuata, è vecchia e anacronist­ica: in 6 anni la differenzi­ata è passata da poco meno del 30% a oltre il 50%; è arrivata la normativa sull’economia circolare; la cittadinan­za collabora e sempre meno comuni restano fuori dalla strategia «Rifiuti Zero». Sei anni sono un’era geologica per la politica e per il mercato. Nel 2011, di fronte a una società che stentava a decollare e a un piano di investimen­ti da oltre 220 milioni di euro, si pensò a una privatizza­zione del 45% del capitale (di una holding: che vale meno di una società operativa… un bel regalo al privato!) per trovare risorse e affidabili­tà finanziari­a: una privatizza­zione formalment­e solo del capitale, ma sostanzial­mente della società intera, posto che il 45% sarebbe stato di un solo soggetto e il 55% sarebbe stato diviso fra ben 101 Comuni. Sorvoliamo sulle bozze di patti parasocial­i e statuto «privatizza­to» circolate (che danno immensi poteri alla componente privata): in quel quadro al privato basterebbe mettersi d’accordo, ad esempio, col Comune di Pisa (che oggi ha il 23,64% e che, dopo la privatizza­zione, avrebbe poco più del 10%) per fare quel che vuole. Insomma, la privatizza­zione è una scelta politica (vecchia) e non un obbligo di legge, tant’è che nell’Ato Toscana Centro con Alia è tutto pubblico. E poi, oggi non servono più 220 milioni ma poco più di un terzo. Dunque, cui prodest? Io, piddino e renziano della prima ora, non faccio parte del «comitato del No»: ciò che ha sorpreso i sindaci di Pisa e di Pontedera o il consiglier­e regionale Mazzeo è che noi siamo andati oltre e abbiamo proposto un’alternativ­a, su cui tanti convergono. Approvare lo statuto di RetiAmbien­te tutta pubblica; costituire gli organi di indirizzo, gestione, controllo e sorveglian­za; fare le fusioni per incorporaz­ione delle aziende; fare il piano industrial­e e, al suo interno, quello aggiornato degli investimen­ti; cercare finanziame­nti e contributi statali e regionali; se il privato serve, lo decideremo in fondo a questo percorso (con azioni che varranno molto più di oggi). Va detta la verità: privatizza­re non fa calare le tariffe e non è né obbligator­io né, per ora, inevitabil­e. Serve un servizio di qualità e mirato a fare dei rifiuti una risorsa, senza regalare i gioielli «pubblici» di famiglia.

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