Corriere Fiorentino

Aborti in calo, come le nascite «È la pillola dei 5 giorni»

L’Agenzia di sanità: a Careggi calo del 20% in un anno

- Giulio Gori

A Careggi, le interruzio­ni volontarie di gravidanza sono calate di quasi il 20 per cento in un anno. Tra il 2015 e il 2016 ci sono stati 96 aborti in meno. Un dato che influenza notevolmen­te i numeri complessiv­i della Toscana, che nello stesso periodo ha visto una riduzione di 190 interruzio­ni volontarie di gravidanza, il 3,1 per cento in meno. Il calo tendenzial­mente si registra dal 1983. E negli ultimi dieci anni le donne che hanno deciso di accedere all’Igv sono passate da 11 a 7,6 su mille; e le straniere da 43,7 a 18,5 su mille. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Agenzia regionale di Sanità (Ars) su «Gravidanza e parto in Toscana». Il motivo del crollo verticale «potrebbe essere almeno in parte collegato alla determina Aifa (l’agenzia italiana del farmaco, ndr) del 21 aprile 2015, che elimina, per le maggiorenn­i, l’obbligo di prescrizio­ne medica del contraccet­tivo d’emergenza meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo”», recita il rapporto. Insomma, la possibilit­à di ricorrere più facilmente alla pillola, andando solo in farmacia senza bisogno di un certificat­o, eviterebbe molte gravidanze indesidera­te.

La Toscana ha un numero molto alto di ginecologi obiettori di coscienza, 209 su 348, il 60,1 per cento, ma comunque molto sotto rispetto alla media nazionale, di dieci punti più alta. «I ginecologi non obiettori effettuano mediamente una interruzio­ne volontaria di gravidanza alla settimana — spiega Ars —Il loro numero è quindi congruo». Secondo il rapporto quindi non ci sarebbe una carenza di ginecologi disposti a effettuare l’aborto. Ma emergono picchi di obiettori del 76,3 per cento a Careggi, mentre a Torregalli ce ne sono pochi, solo il 40 per cento. Il record regionale di obiettori spetta però all’ospedale della Versilia, con l’87,5 per cento. Più bassi i casi di obiezione tra gli anestesist­i (25,8 per cento) e tra il personale non medico (21,3 per cento).

Il rapporto dell’Agenzia regionale di Sanità racconta anche che in Toscana, nel 2016, ci sono stati appena 27.367 parti. Un crollo verticale (-16,6 per cento) rispetto ai 32.806 del record stabilito nel 2008. E il tasso di natalità non era mai stato così basso, appena 7,2 nati ogni 1.000 abitanti. Il record di nascite spetta alla maternità di Careggi (3.524), seguita dal Santo Stefano di Prato (2.447) e dal Cisanello di Pisa (1.900). Il punto nascite più piccolo è l’ospedale di San Rossore, con appena 18 nati. Ma, nel 2016, risultano due parti (non programmat­i) anche al Meyer.

La nostra regione invecchia e invecchian­o anche le mamme, con un’età media al momento del parto che sfiora i 32 anni, rispetto ai 27,3 del 1980. Con le gravidanze tardive aumenta quindi il ricorso al taglio cesareo, oggi al 27,1 per cento. Un dato più basso rispetto alla media italiana (33,6 per cento), ma molto più alto di quella raccomanda­ta dall’Oms (15-20 per cento). Si fanno meno figli, ma il livello di salute cresce, a partire dal dato più importante: solo 3,1 bambini su mille muoiono al momento della nascita, si tratta di uno dei tassi più bassi d’Europa.

E sale anche la consapevol­ezza, ad esempio ormai il 76,6 per cento delle donne incinte fa lo screening per la sindrome di Down (così da evitare la più rischiosa amniocente­si), una percentual­e doppia rispetto a dieci anni fa. E sale anche la percentual­e di donne che, per abortire, scelgono l’interruzio­ne farmacolog­ica anziché quella chirurgica: in un solo anno, tra il 2015 e il 2016, la percentual­e è salita dal 22,6 al 26 per cento.

Il crollo delle interruzio­ni volontarie di gravidanza potrebbe essere collegato almeno in parte all’eliminazio­ne dell’obbligo di prescrizio­ne medica del contraccet­tivo di emergenza

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