Sabato nuovo test Ma coi cantieri ridotti, per una corsia in più
Una questione di metri. Anzi di centimetri. Attorno alla stazione di Santa Maria Novella, i cantieri della tramvia si sono mangiati ogni minimo spazio vitale. Per il fiume, seppur ridotto, di auto, bus, taxi, ambulanze e motorini non c’è fisicamente spazio disponibile. È così che il traffico, in agonia da mesi, ieri è letteralmente esploso. Ma quei cantieri prima o poi andranno aperti, e allora «cosa si può fare?». La domanda, davanti a quell’inferno, se la sono posta l’assessore al traffico Stefano Giorgetti e i tecnici della mobilità. La prima risposta è stata semplice: «Bisogna recuperare spazio». Ogni metro, in questa situazione d’emergenza, è oro. E bisogna fare veloce, perché dal fine settimana la rotonda della stazione chiuderà di nuovo: del resto è il punto più importante dell’intera rete, perché dove una volta c’era la rotonda della stazione si incroceranno i binari di tutte e tre le linee. La prima cosa che verrà limata al massimo sarà l’ingombro delle protezioni dei cantieri: «Troppo ampie rispetto al necessario. Lo avevamo detto e ridetto alle imprese, ma ci è stato risposto che con ingombri inferiori non era possibile lavorare: adesso, davanti a quanto successo, hanno capito che devono trovare un rimedio», dice l’assessore. L’obiettivo di Palazzo Vecchio è avere due corsie invece di una sola al semaforo di piazza Adua, il tappo nevralgico di questo labirinto senza vie di fuga. Poi il punto di fermata dei mezzi verrà avvicinato il più possibile al semaforo stesso: riuscire a far passare due bus o quattro auto in più ad ogni ciclo semaforico sarebbe già un risultato insperato.
Sempre per recuperare spazi e provare a decongestionare l’area, oggi durante un vertice in Città metropolitana, il Comune chiederà di spostare i tragitti di alcune linee Ataf, mentre per i pullman extraurbani dovrebbe scattare il divieto di percorrere via Nazionale per rientrare in deposito: «Si fermeranno in piazzale Montelungo», spiega Giorgetti.
È la prova finale, la più dura, per concludere i cantieri del tram: «Stiamo realizzando due linee in contemporanea in appena tre anni e mezzo: per la 1 servirono quasi sette anni — riflette l’assessore al traffico — È la più grande opera realizzata nel dopoguerra, rivoluzionerà il modo di spostarsi e cambierà il volto di Firenze, ma purtroppo ci sono da affrontare criticità molto forti».
I lavori attorno alla stazione, facendo gli scongiuri per ulteriori inghippi, proseguiranno fino a metà gennaio. Un termine che Palazzo Vecchio dovrà far rispettare ad ogni costo. Il sindaco fa sorvegliare ogni giorno l’andamento dei cantieri dai suoi tecnici più fidati. Dario Nardella è infatti consapevole che sulla tramvia si gioca la riconferma da primo cittadino.
A maggio-giugno le linee 2 e 3 dovranno viaggiare, per avere davanti a sé almeno un anno prima delle urne. Che poi è il tempo minimo per consentire ai fiorentini di toccare con mano i benefici della «cura del ferro», un risarcimento essenziale dopo almeno due anni di sofferenze per il traffico in perenne apnea, oltre ai tanti negozi intrappolati nelle recinzioni (quelli che sono riusciti a resistere) e che sperano di recuperare gli incassi volatilizzati per la mancanza di clienti.
Intanto, ieri, il Consiglio comunale ha approvato l’aggiustamento di bilancio che mette a disposizione del servizio del trasporto pubblico fiorentino 4 milioni aggiuntivi, come annunciato da Nardella.
Avevamo detto alle ditte che le protezioni erano troppo larghe Dopo quel che è successo ora l’hanno capito