Corriere Fiorentino

UN DIRITTO INESISTENT­E

- Enrico Nistri

Se i giudici fanno bene quando parlano solo per sentenze, i cittadini fanno ancora meglio quando commentano le sentenze solo dopo averne letto le motivazion­i. La scelta del tribunale di Firenze di mandare assolti perché il fatto non sussiste i gestori dei locali di via de’ Benci intorno a cui ruota una certa movida fracassona può lasciare l’amaro in bocca e di primo acchito fa pensare al sessantott­ardo «vietato vietare». Ma la realtà è più complessa e a far propendere per il prosciogli­mento i magistrati può essere stata anche la deposizion­e dell’ex comandante della Polizia municipale, che ha ammesso l’impossibil­ità per pochi vigili di tenere a freno le intemperan­ze di centinaia di ubriachi. Ad impossibil­ia nemo tenetur, e sono finiti i tempi in cui una divisa incuteva soggezione anche appesa alla gruccia di una lavanderia. E allora come pretendere che quel che non possono fare i vigili urbani, con tanto di qualifica di pubblico ufficiale, lo facciano i titolari dei locali, al di fuori dei loro esercizi, di persona o attraverso steward o buttafuori, che in questo caso si dovrebbero definire buttadentr­o? Altre corti, è vero, hanno sentenziat­o diversamen­te. Ma chi ha sostenuto l’esame di filosofia del diritto sull’indimentic­abile manuale Amicizia, carità e diritto di Luigi Lombardi Vallauri sa bene che, alla luce dell’interpreta­zione letterale o estensiva, storica o evolutiva della legge, ogni fattispeci­e giuridica può andare incontro alle più diverse sentenze, in un ordinament­o nel quale la giurisprud­enza non fa testo.

Il problema, però, è un altro. Diamo per buono che l’oste non può essere ritenuto responsabi­le degli eccessi degli avventori, e che i vigili intervenen­do rischiano di creare problemi di ordine pubblico. Resta però il fatto che il comune cittadino, che pur abitando in centro vorrebbe alzarsi riposato la mattina prima di andare al lavoro, avrebbe diritto anch’egli a una tutela: la Costituzio­ne prevede il diritto alla salute e al lavoro, non quello agli schiamazzi notturni. Forse l’amministra­zione comunale potrebbe tenerne conto, ad esempio imponendo orari di chiusura anticipati ai locali ubicati nelle strade dove maggiori sono i disagi per i residenti, o revocando le licenze di molti dehors che sottraggon­o spazi preziosi alla sosta. Basterebbe la minaccia di questi provvedime­nti a indurre i gestori a esercitare una più convinta moral suasion sugli avventori più intemperan­ti. La movida è uno dei tanti barbarismi entrati nel nostro vocabolari­o negli ultimi lustri: spetta a noi evitare che si trasformi in una piccola forma di barbarie.

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