Le moto, il suo casco e mille persone per l’addio a Umberto
L’ultima notte, Umberto, l’ha passata cullato dal suono delle moto dei suoi amici. Un lungo tributo che i bikers hanno voluto dedicare al sedicenne morto domenica a Montelupo, durante un raduno clandestino di motociclisti. «Sembrava un pianto» quel suono, ha raccontato don Daniele Bani, il pievano della chiesa di San Martino a Sesto che di Umberto Barbieri ha celebrato il funerale ieri. Un migliaio i presenti a una cerimonia commossa e composta, caratterizzata proprio dalla passione di Umberto per le moto. Sul feretro, sommerso di fiori e bigliettini, un casco e i suoi occhiali da moto che, alla fine della cerimonia, sono stati presi dal suo migliore amico. L’unico figlio di una coppia che ha assistito alle esequie abbracciando proprio quei ragazzi che, con Umberto, condividevano una passione che si è rivelata fatale. Ma proprio i genitori hanno autorizzato i bikers ad effettuare quei giri notturni intorno alla chiesa, e a portare i palloncini che formavano il numero 18: Umberto attendeva con ansia di diventare maggiorenne, per poter avere una moto più potente. Forse proprio la stessa che guidava domenica scorsa, una cilindrata 300 che forse gli è sfuggita di mano durante un’impennata. Sull’incidente sta indagando la polizia municipale dell’Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa, coordinata dal pm Antonio Sangermano, che avrebbe acquisito le immagini dei filmati delle telecamere piazzate sulle moto per riprendere le evoluzioni dei motociclisti in soggettiva: secondo le ricostruzioni, Umberto sarebbe caduto dalla moto e un altro motociclista lo avrebbe travolto. Una delle insegnanti di Umberto al liceo classico Galileo di Firenze ha citato Sant’Agostino, un’altra ha ricordato la lezione su Steve Jobs che a lui era piaciuta tanto, sul discorso ai laureati di Stanford.