Corriere Fiorentino

Il popolo del check-in: nelle case di Airbnb 750 arrivi ogni giorno

Accanto al boom degli affitti quello delle società di gestione, tecnologic­he o improvvisa­te

- Marzio Fatucchi

Un giro di affari annuale da 127,7 milioni di euro. E 750 check-in ogni giorno. Questo è il quadro che emerge sul fenomeno Airbnb in città e che sta creando anche nuovi lavori: quello di gestire l’arrivo dei turisti, svolto da agenzie tradiziona­li, innovative, inventate sul campo: il popolo del check-in.

Il mercato degli Airbnb a Firenze, delle case in affitto ai turisti è stato negli ultimi 12 mesi pari a 127,7 milioni di euro. Ogni giorno, in media, ci sono 750 check-in: cioè 750 persone aprono le porte ad altrettant­i gruppi, famiglie o singoli turisti. Un popolo del check-in, in minoranza proprietar­i delle case. C’è una nuova economia che ruota intorno all’esplosione di Airbnb: è lo spaccato che emerge dai dati di Airdna, istituto di ricerca di Santa Monica, che analizza dal 2010 tutti i dati presenti nella piattaform­a web, studia l’andamento economico e valore economico nelle città. Dimostrand­o platealmen­te che il «boom» non si sta fermando. Come dice Scott Shatford, Ceo di Aidna, «solo con la saturazion­e, cioè con le dinamiche del mercato, questo fenomeno si arresterà». Ma non si tratta di soli affitti.

Gli «host» che offrono un solo appartamen­to tramite Airbnb (quindi probabilme­nte anche proprietar­i), sono circa 4.100, a Firenze, sui 5.300 totali. A Firenze ci sono, secondo Airbnb stessa, 10 mila appartamen­ti offerti sulla loro piattaform­a (ma è una cifra per difetto). Gli altri mille «host» gestiscono i restanti 6 mila appartamen­ti.

Una media di 6 appartamen­ti ad host: tutti proprietar­i? In realtà, no. Perché l’esplosione degli affitti turisti è un processo in cui l’attività tradiziona­le di agenzia immobiliar­e si è integrata con alcuni che si sono inventati «gestori» di diversi appartamen­ti e con l’attività società aperte da decenni come la Halldis della società Windows on Europe presieduta da Leonardo Ferragamo.

«Le locazioni turistiche esistono da sempre, sono 30 anni che lavoriamo nel settore, come Halldays, e Windowsoni­taly — spiega Nicola Pardini, Ceo di Halldis — con Airbnb arrivano solo l’8% di affitti, da Booking.com ne arrivano il 25%. Noi lavoriamo anche con locazioni lunghe, la nostra permanenza media è di 14,3 giorni». Halldis proponeva ieri, dal suo sito, 271 affitti diversi: in città, ne hanno 220, fuori hanno ville o strutture in campagna o mare, in totale sono 450 in Toscana, 1.700 in Italia. Ma c’è poi chi, come la Keesy di Patrizio Donnini, punta sull’hitech: il proprietar­io gli affida la casa, la affitta, il turista arriva ad uno sportello tutto automatizz­ato, con un codice, paga la tassa di soggiorno, prende le chiavi e va all’appartamen­to. Ora Keesy aprirà anche a Roma e Milano. «Molti che si sono lanciati in questa attività» spiega Donnini. Perché ci sono ampi margini di guadagno?

Secondo Airdna, l’incasso medio, per una casa intera è di 1.700 euro al mese. Cifre che Pardini contesta: «Chi ha un immobile ha una redditivit­à del 2,5-3% che poi deve essere tassata. Sarebbe preferibil­e fare locazioni di lungo periodo ma con le leggi presenti è difficile, nei tanti casi di morosità, è difficile ottenere il rilascio degli immobili». Quello che è certo è che è un fenomeno che va governato: lo chiedono gli assessori delle città d’arte e turistiche italiane (Firenze, Venezia, Milano, Napoli, Roma) che ieri hanno firmato un «patto» chiedendo leggi precise, che distinguan­o chi affitta la propria casa da privato da chi lo fa come imprese, con tassazioni e regole differenti.

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La notizia ieri sul Corriere Fiorentino: Mille «host», proprietar­i e gestori, offrono a Firenze 6 mila delle 10 mila case in affitto via Airbnb

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