La mangiatoia, e accanto la crocifissione
Santo Spirito: il Maestro scolpisce il suo Crocifisso nella grotta accanto a quella della Natività
Due grotte, una accanto all’altra: nella prima c’è Gesù in braccio a Maria, tra il bue e l’asinello, nella seconda c’è Michelangelo che scolpisce il Crocifisso. È l’omaggio a Firenze e alla sua storia del maestro Francesco Artese che ha realizzato per Santo Spirito un presepe monumentale con immagini tratte da riti e tradizioni della civiltà rurale della Basilicata.
Il cammino dei presepi monumentali della Basilicata, iniziato nel 2009 ad Assisi, fa tappa a Firenze, nella basilica di Santo Spirito. L’incanto della Natività si rinnova nell’immagine della Vergine che offre al mondo il Figlio di Dio (che sembra abbracciare tutto ciò che lo circonda) e nella vitalità dei bambini e dei giovani che popolano la scena, a cui è rivolto il messaggio di speranza «l’Infinito diventa uno di noi» che ha ispirato l’opera del maestro Francesco Artese inaugurata ieri dall’arcivescovo Giuseppe Betori. Il presepe – visitabile tutti i giorni fino al 4 febbraio 2018 – racconta la nascita di Gesù attraverso un paesaggio che non ha eguali, dei borghi della Lucania e dei Sassi di Matera, quelli che Pasolini scelse per il suo «Vangelo». Ma con un omaggio a Firenze e alla sua storia: Artese, accanto alla grotta, ha voluto rappresentare anche un giovane e barbuto Michelangelo nell’atto di scolpire un crocifisso. Si tratta di quella croce che l’artista regalò agli agostiniani e che oggi è visibile nella sacrestia della chiesa. Un unicum, così come è unico il gigantesco presepe monumentale di Santo Spirito (circa 100 metri quadrati per 6,5 di altezza), composto da diverse scene di vita quotidiana: un insieme di quadri con oltre 110 personaggi che animano un ambiente semplice e laborioso che attinge immagini tratte da riti e tradizioni della civiltà rurale della Basilicata ancora vive e sentite. «Nel vedere per la prima volta il presepe di Francesco Artese ho avuto una grande emozione – racconta Betori – La sua abilità, il suo progetto, la sua idea rappresentano benissimo il valore che noi diamo alla nascita del Signore. Un Bambino che, in questa mirabile opera, non sta nella culla ma ci viene proposto dalle mani della madre. Un bel gesto che è caposaldo di una cultura e una religiosità tipiche della Basilicata». Nel presepe di Santo Spirito spiccano figure di bambini in momenti di gioco, mentre danzano al ritmo della tarantella, riuniti attorno ad una figura materna o diretti verso la grotta per portare un dono al Bambinello; c’è la rappresentazione del Maggio di Accettura con un gruppo di buoi che, aiutato dagli uomini, traina il tronco di un grande albero. E c’è la processione, simbolo della forte devozione popolare nei confronti di Maria, con i fedeli che portano sulle loro teste i «cinti», composizioni di ceri utilizzate come ex voto. «La nostra speranza – dice padre Giuseppe Pagano, priore di Santo Spirito – è che nel periodo natalizio chi entra nella nostra basilica possa comprendere di più, con questo presepe, la grandezza di Dio attraverso la sua piccolezza e anche la grandezza dell’uomo grazie proprio al dono dell’Incarnazione». L’opera del maestro Francesco Artese però non è l’unica novità di questo Natale: oggi, dopo la celebrazione per l’Immacolata Concezione (ore 10.30), gli agostiniani di Santo Spirito accompagneranno fedeli e visitatori nella visita alla sacrestia, al crocifisso di Michelangelo e al Chiostro, dove verrà inaugurata la mostra di acquerelli Viaggio in Basilicata di Fabrice Moireau. Il 16 dicembre nella basilica di Santa Croce, invece, si terrà il taglio del nastro dell’esposizione Maternità divine. Sculture lignee della Basilicata dal Medioevo al Settecento a cura di Davide Rondoni.
L’artista Francesco Artese ha reso omaggio a Firenze e alla sua storia in un ambiente che attinge immagini tratte da riti e tradizioni della civiltà rurale della Basilicata