Corriere Fiorentino

Una statua per la Magnifica dei Medici

L’idea di dare massimo risalto al ricordo di Maria Luisa, che salvò il patrimonio di Firenze

- Di Paolo Ermini

La Rai sta per celebrare per la seconda volta i Medici, con un’altra grande fiction, e Firenze continua a non rendere pieno l’omaggio ad Anna Maria Luisa Medici, alla quale la città deve la conservazi­one dell’integrità dell’intero patrimonio mediceo. Palazzi, ville, capolavori e collezioni d’arte. L’idea di dedicarle una statua, alla luce del sole.

La Rai sta per celebrare per la seconda volta i Medici, con un’altra grande fiction, e Firenze — che dei Medici fu culla e capitale — continua a non rendere pieno l’omaggio ad Anna Maria Luisa Medici, alla quale — come tanti ancora non sanno — la città deve la conservazi­one dell’integrità dell’intero patrimonio mediceo. Palazzi, ville, capolavori e collezioni d’arte.

È stata Cristina Acidini a risollevar­e il caso del rapporto tra Firenze e la figlia di Cosimo III, l’ultima rappresent­ata di casa Medici prima che il granducato di Toscana passasse ai Lorena. Lo ha fatto durante la presentazi­one del libro di Daniela Cavini Le magnifiche dei Medici. Dodici ritratti (Mauro Pagliai Editore, 94 pagine, 10 euro) dedicato alle donne della famiglia, protagonis­te di una serie di medaglioni scritti dalla stessa autrice per il Corriere Fiorentino nel corso del 2016.

Davanti a una sala gremita, proprio nei sotterrane­i della basilica di San Lorenzo, che ospita la tomba di Maria Luisa e il suo monumento, si è così tornati a parlare dei meriti di questa figura drammatica, moglie di Giovanni Guglielmo di Sassonia, Elettore palatino del Reno, che alla morte del fratello Giangaston­e, non avendo nessuno dei due avuto figli e falliti tutti i tentativi di legittimar­e una candidatur­a femminile alla guida del Granducato, dovette consegnare la Toscana ai Lorena, cioè ai viennesi, ma non prima di avere vincolato tutto patrimonio con la clausola che ne impediva lo spostament­o da Firenze.

Se insomma l’arte della città è rimasta integra negli ultimi secoli lo dobbiamo a lei. «Se abbiamo la Venere del Botticelli — scrive Daniela Cavini — è grazie a lei. Se custodiamo il Giorno e la Notte di Michelange­lo o il David di Donatello, lo dobbiamo al suo acume». E non meno importanti furono le motivazion­i con cui Maria Luisa scrisse quel documento. Lei esplicitam­ente si proponeva di «conservare l’ornamento dello Stato, per l’utilità del pubblico e per catturare la curiosità dei forestieri». Una grande lezione di moralità del potere, di etica della responsabi­lità. Una concezione della cultura come strumento di crescita culturale e civile promossa dallo Stato e, insieme, come forma di investimen­to. Un vero e proprio manifesto di governo, che tuttora conserva intatto tutto il suo valore.

Correva l’anno 1737: una donna lanciata nel futuro. Alla quale, come ha ricordato Acidini, gli Uffizi avevano pensato di dedicare una delle quattro statue femminili che avrebbero dovuto adornare la loggia di Isozaki all’uscita della Galleria. Ma la statua è rimasta nel mondo dei sogni, insieme con la loggia dell’archistar giapponese. Non è un motivo suffiil ciente per rassegnars­i a una memoria ancora troppo nascosta di Maria Luisa. Perché non dedicarle una statua nel cuore della città che lei preservò? Magari proprio nel mezzo del piazzale costruito dal Vasari? Non ci vorrà più coraggio di quanto ne è servito per mettere in piazza Signoria il colosso informe di Fisher. Oppure perché non recuperare un’altra idea della stessa Acidini, che al sindaco Nardella parlò della possibilit­à di mettere una statua di Maria Luisa nella nicchia rimasta vuota dentro il Salone dei Cinquecent­o, in perfetta simmetria non solo geometrica con la statua di Leone X, il grande Papa Medici? Il presidente dell’Opera MediceoLau­renziana, Paolo Padoin, si è dichiarato pronto a sostenere ogni iniziativa comune per cogliere il risultato. Proviamoci, almeno. Anche per riparare a un torto. C’è scritto dei Medici nelle ultime righe del libro di Cavini: «Stirpe di commercian­ti fatti banchieri e convertiti in principi, mecenati per proprio diletto più che per pubblica utilità, questi mercanti ammantati in panno rosso hanno cambiato il corso della Storia, accendendo commerci e intrighi, stimolando prosperità e feroce dissenso. Hanno finanziato il Rinascimen­to, innalzato un regno e scagliato la Toscana nel firmamento degli Stati europei. Ma l’antico ingegno di più lungimiran­ti si è disciolto nel bigottismo vacuo delle ultime generazion­i. Il guizzo di Maria Luisa tenta di pareggiare i conti. Stroncata da un tumore, l’Elettrice chiude gli occhi nel febbraio del 1743. È Carnevale, e i fiorentini l’accompagna­no all’ultimo riposo brontoland­o, perché il corteo funebre ha cancellato il corso mascherato. Così, è Firenze».

 Acidini Agli Uffizi volevamo intestare a lei una delle 4 sculture della loggia di Isozaki

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 ??  ?? Jan Van Douven «Ritratto di Anna Maria Luisa dei Medici
Jan Van Douven «Ritratto di Anna Maria Luisa dei Medici
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Il progetto il rendering della Loggia progettata da Isozaki per l’uscita degli Uffizi. Una delle quattro statue doveva essere dedicata all’Elettrice Palatina
 ??  ?? Il Patto di famiglia
Il Patto di famiglia
 ??  ?? Jan van Douven Anna Maria Luisa col marito Giovanni Guglielmo di Sassonia
Jan van Douven Anna Maria Luisa col marito Giovanni Guglielmo di Sassonia

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