UNA CROCIATA FUORI DAL TEMPO
ICinque Stelle hanno riacceso le polveri contro i negozi aperti la domenica e nelle altre feste comandate. E’ il replay di una vecchia polemica, che speravamo archiviata. Sono cambiati solo i protagonisti: il sindacato ha infatti passato il testimone a Di Maio e C. La prola d’ordine è semplice: tutti i lavoratori -dicono- hanno diritto al riposo festivo. Chi non è d’accordo obietta che è in gioco la libertà d’iniziativa nel commercio e che così si fa in tutto l’Occidente. Chissà che pensa della disputa Pier Luigi Bersani, padre delle nostre liberalizzazioni, che in Mdp ora è però in compagnia di tutti gli statalisti di sinistra e che ha ricominciato a strizzare l’occhio ai grillini, evocando addirittura la magra dell’incontro in streaming di quattro anni, quando cercò vanamente di convincerli ad appoggiare il suo tentativo di formare il governo («Io sono rimasto sempre quello», ha sottolineato).
Il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha messo in risalto il rischio che con la chiusura degli esercizi nei giorni festivi si farà un piacere enorme ad Amazon e a tutte le vendite online. Ma forse la replica più significativa Calenda l’aveva data da Vespa, a botta calda: perché ci dobbiamo occupare di questo —era sbottato il ministro— in un Paese che avrebbe ben altri problemi da risolvere. Come dargli torto?
Per quanto si vede a Firenze e in Toscana è dura parlare di nuovi «schiavi», come qualcuno ha azzardato, secondo l’uso ormai dilagante di usare le parole per ottenere un effetto speciale. E poi se si pensa che lavorare la domenica sia davvero moralmente inaccettabile che dire di tutti quelli che per le feste hanno sempre tirato la carretta, nel pubblico come nel privato? E vogliamo forse impedire ai giornali di uscire il lunedì, ad esempio? Invece che cimentarsi in vecchie crociate, i partiti —grillini in testa— si dovrebbero piuttosto preoccupare di rendere sempre più difficili gli abusi, che su questo fronte certamente ci sono. Avvenire, giornale dei vescovi, ha avallato la sortita dei Cinque Stelle riproponendo la domenica come giorno da dedicare al Signore. La Chiesa fa bene a ribadire i suoi principii, ma non c’è cattolico vero che anteponga le case dello sconto alla casa di Dio. Se invece nel mondo ecclesiastico qualcuno pensa che basti uno stop al commercio domenicale per tornare a riempire le chiese si sbaglia di grosso. I grillini cercano consensi piazzando colpi ora verso destra ora verso sinistra. Fanno il loro mestiere. Ma perché abboccare subito all’amo della propaganda?