Il medico, le cure, le famiglie «Macché notaio, io do consigli»
C’è chi, come il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi, si è detto contrario alla legge sul fine vita perché con le nuove Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) c’è il rischio che «il medico diventi un notaio» che si limita ad eseguire le volontà del paziente. Ma c’è chi invece, come la senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi, ammette che il rischio ci sarebbe, ma che per questo motivo nella legge di bilancio, approvata nei prossimi giorni, sarà inserito un emendamento che correggerà il biotestamento. Di fatto, siccome al momento le Dat possono essere anche una semplice scrittura privata, un medico potrebbe trovarsi a dover eseguire delle disposizioni non sempre sensate, che non possono essere cambiate perché magari il paziente è ormai privo di capacità di intendere e di volere. L’istituzione di un registro nazionale delle Dat, che imporrebbe di fatto al paziente di rivolgersi al medico per inserire le sue disposizioni nel registro, avrebbe l’effetto di creare un dialettica medicopaziente e di migliorare il testo dei biotestamenti. «Il rapporto tra medico e paziente è fondamentale perché permette di tradurre i bisogni nel modo corretto — spiega Vittorio Boscherini, vice segretario nazionale del sindacato dei medici di famiglia Fimmg — il medico non può imporre nulla, può solo consigliare, spiega i pro e i contro, e per mia esperienza conta il rapporto instaurato e l’autorevolezza che si ha. Perché il rapporto è asimmetrico: il medico ha l’informazione, ma è il paziente che decide». Quanto alle Dat, Boscherini invita i cittadini a rivolgersi al proprio dottore per compilarle: «Se così non si fa il rischio è che si possano scrivere delle cose che non hanno senso, non
Vittorio Boscherini Non possiamo imporre nulla, però possiamo consigliare, spiegare i pro e i contro Il rischio è che si scrivano nelle Dat delle cose senza senso
aggiornate e non giuste. Un medico deve rifiutarsi di compiere procedure contro la legge e contro la propria deontologia, ma se qualcuno scrive nel biotestamento che in caso di coma non vuole essere intubato devi attenerti. Pensiamo però se capita il caso di un quarantenne che finisce in coma per un incidente stradale e ha anche solo una minima possibilità di sopravvivenza. Avresti il dovere morale di provare a salvarlo, ma non puoi farlo se nelle Dat ti impone di non compiere interventi invasivi e dolorosi. Altro conto è se la stessa situazione capita a una persona di 95 anni che già volge al termine della propria vita le situazioni vanno soppesate». Non solo, ma un altro punto cardine di una buona compilazione delle Dat deve tener conto dell’avanzamento scientifico: «Magari un paziente scrive che in caso di un tumore X non vuole essere curato, ma vent’anni dopo per quella malattia si scopre una cura. Ma il paziente non è più cosciente. E allora che si fa? Se il paziente si è rivolto al medico per compilare il biotestamento, il medico può avvertirlo per tempo e farglielo cambiare. Ma se uno ha scritto le Dat per conto proprio senza avvertire il proprio dottore può sorgere il problema». Il sindacato Fimmg, spiega Boscherini, aspetterà quindi l’approvazione dell’emendamento sul registro nazionale delle Dat per dare un giudizio definitivo. Intanto, da dottore di famiglia rinnova l’appello: «Io e tanti altri medici siamo sempre stati a disposizione per registrare le volontà dei nostri pazienti: l’abbiamo fatto anche prima della legge. A maggior ragione adesso, non compilare il biotestamento da soli».