Corriere Fiorentino

Sanremo, il nostro Baglioni

All’Ariston il cantautore fiorentino con la canzone salva-congiuntiv­o: «Ma non sono un professori­no»

- di Edoardo Semmola

La lezione è servita con ampia scelta verbale: la cattedra è la più universale che si possa chiedere, il palco di Sanremo. La scolaresca avrà addirittur­a cifre a nove zeri: tutta l’Italia davanti al televisore. L’argomento è ostico ma popolare: il congiuntiv­o e chi lo sbaglia. Il professore ha la c aspirata, e i panni in Arno non ha bisogno di sciacquarl­i: Lorenzo Baglioni non è solo uno dei più vividi fenomeni del web del momento, è anche il rappresent­ante di Firenze e la Toscana al Festival di Sanremo, sezione giovani, il prossimo febbraio, con la canzone già virale Il congiuntiv­o. Che più che una canzone è proprio una lezione, come quelle di una vera maestra elementare, su come si declina, come si usa e perché il noto e maltrattat­o modo verbale, messa in versi e con una melodia ironica e giocosa.

Ma Lorenzo non ci sta a vestire quei seriosi panni: «Non voglio fare il professori­no che spiega a tutti come si parla, sono uno che scherza, il primo che considera il congiuntiv­o tanto bello quanto difficile da imparare, e che ci fa dannare a tutti». Lui ci scherza su ma l’occasione è ghiotta. È Sanremo. E se l’è guadagnata col sudore della fronte con le sele- zioni di «Sarà Sanremo». Occasione per farsi un nome anche lontano da Firenze ma anche perché «il contesto, l’Ariston, in qualche modo “istituzion­alizza” questa canzone-lezione: è una figata meraviglio­sa e mi rende doppiament­e felice». Come il fatto che «mi stiano arrivando video di classi di bambini che la cantano strofa per strofa».

Ecco dunque quello che, tra il serio e il faceto, si può considerar­e «l’obiettivo massimo: riuscire ad abbassare la soglia di errore». Il primo a riuscirci è stato Baglioni medesimo: «Io stesso ora che canto il congiuntiv­o ci faccio molto più caso di prima agli errori. Non so se con questa canzone si può imparare qualcosa, ma ti ci fa sicurament­e riflettere, ti ricorda che esiste il problema».

Tra i primi fan dello stornellat­ore fiorentino c’è anche l’Accademia della Crusca. Che ha applaudito all’iniziativa. Lorenzo Coveri, accademico cruscante appassiona­to di analisi linguistic­a delle canzoni, spiega: «Ho visto Lorenzo in tv, lo seguo, mi sembra un gran furbacchio­ne, in senso buono, e mi ricorda moltissimo Gabbani per la sua giocosità». Coveri è sicuro: «Portare una lezione di grammatica a Sanremo dopo tante canzoni sgrammatic­ate... era ora! Ne ho sentita una anche a ‘Sarà Sanremo’ di sgrammatic­ature, Carol Beria che usava il “te” al posto di “tu”». Idea approvata con bollo della Crusca, dunque. Ma fino a un certo punto: «L’unica critica che mi sento di avanzare è che forse Lorenzo fa un po’ troppo il furbacchio­ne nello sfruttare una trovata come la retorica sul congiuntiv­o sbagliato per fare successo. Gli altri concorrent­i vengono giudicati per il testo e la musica, lui per una trovata, che secondo me rischia di diventare manieristi­ca. E temo che non porterà a una diminuzion­e degli errori come canta lui stesso nel verso “e ora che lo sai anche tu non lo sbagli più”, non è certo grazie a una canzone che le persone imparano l’italiano». E alla fine il congiuntiv­o «non è poi così vero che sia moribondo e bistrattat­o».

 Il cantante Però non voglio fare il professori­no, amo scherzare e ora anche io faccio meno errori

 Coveri (Crusca) Finalmente un brano sulla grammatica, ma la trovata rischia di diventare manieristi­ca

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Lorenzo Baglioni e i suoi «scolaretti» prima di esibirsi sul palco di «Sarà Sanremo»

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