«I più pericolosi sono i giovani Un fallimento»
«Ormai è difficile persino dire a un ragazzo di togliere i piedi da sopra un sedile. Manca qualsiasi rispetto, anzi reagiscono con violenza: scuola e famiglia hanno fallito». Tommaso Lanni, capotreno e sindacalista Uil, più volte vittima delle violenze di passeggeri, fotografa la situazione sempre più difficile dei suoi colleghi.
«Ormai diventa difficile persino dire a un ragazzo di togliere i piedi da sopra un sedile. Da parte dei più giovani manca il minimo rispetto. Scuola e famiglia hanno fallito». La denuncia dal «fronte» arriva da Tommaso Lanni, capotreno e sindacalista Uil, più volte vittima delle violenze da parte dei passeggeri; 43 anni, di cui 15 a bordo, Lanni è diventato noto per le sue frequenti denunce sui pericoli che lui e i suoi colleghi vivono lavorando sui treni. Ed è anche il cognato del sindaco di Firenze, Dario Nardella. «Oggi da parte dei più giovani non c’è rispetto per le regole, per le istituzioni, per nessun tipo di autorità, c’è una carenza di educazione civica. E se tu redarguisci un ragazzo, lui spesso lo percepisce come un attacco personale e quindi deve dimostrare la propria forza, reagisce in modo brutale — racconta Lanni — Si fa un gran parlare degli stranieri: con loro effettivamente il problema c’è, mi domando come mai le cooperative che li ospitano prendano tanti soldi ma non facciano nulla per insegnare loro le regole di questo Paese. Ma la verità è che molto più spesso le aggressioni avvengono da parte di giovanissimi italiani: ragazzi tra i 15 e i 20 anni con i quali la scuola e la famiglia non riescono a svolgere il loro ruolo». Le vittime, spiega ancora Tommaso Lanni, non sono solo capotreni e controllori: «In questo vortice anche il passeggero sta diventando a sua volta vittima: chi è perbene, paga il biglietto e fa tanto di dire una parola a chi invece non l’ha fatto rischia seriamente l’aggressione». Il capotreno racconta le violenze di cui è stato vittima in prima persona: «A parte i tanti insulti, fisicamente sono stato aggredito due volte. La prima capitò con un cittadino straniero su un Eurostar: era in prima classe con un biglietto di seconda, gli chiesi gentilmente di alzarsi e di spostarsi e lui, mentre stavamo camminando nel vagone ristorante, all’improvviso mi diede una spinta, sbattei e mi feci male a una gamba. Lo denunciai, fu condannato in primo grado, ma prescritto in appello: e il paradosso è che fu difeso da un grande avvocato di Roma perché non ricordo bene quale ente statale gli offrì il gratuito patrocinio. Il cattivo, insomma, ero io. La seconda volta, invece, fu un ragazzo italiano, giovanissimo e parecchio “alterato”, che mi diede una testata senza ragione. La Polfer non arrivò e lui non è stato mai beccato». Lanni può anche raccontare un’aggressione, ben più grave, subita dalla moglie: «Anche lei è capotreno, e a lei è andata peggio: fu una ragazza a tirarle un pugno nel basso ventre e a farla finire in ospedale. Anche in quel caso, alle 7 di mattina, in una stazione “complicata” come quella di Prato non c’era nessun agente». C’è, insomma, secondo Tommaso Lanni, anche una carenza di presidio nelle stazioni: «Servirebbe più coordinamento delle forze dell’ordine: non pretendiamo che siano ovunque, ma avremmo bisogno che in caso di nostra chiamata arrivassero in pochi minuti — conclude il capotreno sindacalista — Resta il fatto che il problema principale è comunque quello culturale. E i giovanissimi italiani per noi sono diventati ormai il primo pericolo».
Ragazzini e italiani a cui è impossibile dire anche solo una parola: non hanno rispetto, con loro scuola e famiglia hanno fallito Anche io ho subito due aggressioni in carriera
Serve più coordinamento con le forze dell’ordine, troppo spesso nelle stazioni c’è una carenza di presidi: invece, quando chiamiamo, dovrebbero arrivare in pochi muniti