La promessa del 40 per cento E Renzi riparte da Firenze città
«Matteo, la Toscana ti porterà il 40%». Dario Parrini ed Antonio Mazzeo hanno fatta una promessa a Renzi. L’hanno fatta in treno, durante uno dei tragitti tra le tappe del viaggio per l’Italia del loro segretario. Una cifra quasi ridicola, per il Pd degli albori di Renzi neopremier, che qui in Toscana prese il 56% alle Europee. Ancora bassa, se si pensa che un anno dopo il Pd che sosteneva Rossi alle regionali sfondò quota 46%. Ma ora lo scenario è cambiato e, con percentuali del 24-25% a livello nazionale, difficilmente si arriverà alla cifra sperata e promessa dal segretario toscano e dal suo vice. È cambiato tutto lo scenario: con il 40% i democratici potrebbero sperare in un cappotto (o quasi) persino negli uninominali. Via via che si scende verso il 30%, i collegi a rischio diventano incubi e la possibile compensazione con pluricandidature nel proporzionale diventa sempre più difficile. Non sono i soli voti a non tornare: l’incastro dei posti a disposizione, in caso di crollo, è complicato. Matteo Renzi ieri ha fatto sapere di aver messo a punto una prima bozza dello scacchiere, con un punto fermo: la sua candidatura nel collegio uninominale di Firenze città (e al proporzionale in Campania e Lombardia). Difficile il caso di Maria Elena Boschi: lei ha annunciato di volersi candidare in Toscana, ma i vertici del Pd l’avrebbero invece destinata all’Alto Adige, dove però, come racconta oggi il Corriere dell’Alto Adige e del Trentino, nel partito locale si raccolgono già firme contro i «paracadutati», contro di lei.
Le proiezioni realizzate sulla nuova mappa del Rosatellum per la Camera parlavano di due collegi a rischio per il Pd. Ma via via che scendono i voti, altri appaiono insicuri: oltre a Massa-Carrara e Lucca, anche Grosseto e Pistoia. Persino Arezzo non se la passa bene: «In provincia il Pd ha perso, oltre ad Arezzo, anche Montevarchi, Sansepolcro e Bibbiena», nota l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli. E proprio per arginare possibili sconfitte, il Pd sta pensando di mettere nomi di peso in ogni singolo collegio, anche in quelli a rischio. Con poi compensazioni ed incroci nei 4 collegi plurinominali, a lista bloccata, dove i seggi scattano in base al voto proporzionale. Proprio Ceccarelli potrebbe essere una new entry nell’uninominale di Arezzo. Per Lucca si parla da tempo di Stefano Baccelli, consigliere regionale, per drenare voti moderati. Più complesso invece il collegio di Massa-Carrara: lì dovrebbe ricandidarsi l’ex Sel, ora dem, Martina Nardi, ma dopo la vittoria del M5S a Carrara (e le difficoltà a Massa), il Pd dispera di riconquistarlo. Sempre sulla costa, a Grosseto, l’uscente Luca Sani (legato al ministro Martina) dovrebbe ricandidarsi. A Pistoia i parlamentari uscenti sono due: Caterina Bini e Edoardo Fanucci, più spostato a Montecatini. Chi dei due sarà scelto per l’uninominale e per arginare il voto di destra che ha visto il centrosinistra perdere il capoluogo dopo 70 anni? Altre zone, altri problemi: a Pisa due dei quattro deputati uscenti sono passati a Mdp. Quindi c’è più spazio, forse, per le new entry: e c’è anche Federico Gelli ricandidabile, a meno che non gli venga imposto di correre come sindaco. Nell’empolese in tanti vorrebbero Luca Lotti, ma c’è anche Dario Parrini. «È segretario regionale, può candidarsi ovunque: magari a Pistoia, in un collegio a rischio», sibila qualche renziano critico. Gli incroci tra uninominale e proporzionale vanno avanti in altri collegi. Per esempio, David Ermini e Lorenzo Becattini, tra collegio Sesto-Mugello (che arriva fino a Loro Ciuffenna) e Empoli (che arriva fino a Figline): entrambi si sovrappongono nei territori ma quello di Empoli è già preso. Che fare? Negli altri collegi fiorentini c’è una certezza: a Firenze città si candiderà Renzi. Mentre si parla di un possibile ballottaggio, per la scelta del secondo collegio, tra Stefania Saccardi e Eugenio Giani, con quest’ultimo però più orientato alla (futura) presidenza della Regione. A Siena, con scontri politici furibondi, c’è chi non vorrebbe la riconferma dell’uscente Luigi Dallai, altri opterebbero per candidare il sindaco Bruno Valentini (che però lo esclude), difficile la riconferma dell’orlandiana Susanna Cenni, l’unica certa della minoranza dem è Silvia Velo (sulla costa). C’è un ultimo ma: i candidati che portano più voti personali aumentano le probabilità di successo, oltre che nel proprio collegio uninominale, anche in quello proporzionale. Sono voti fondamentali per i seggi che scattano con i «resti»: ma i voti al solo candidato saranno conteggiati (ripartiti tra le liste dell’eventuale coalizione) in un secondo momento. In tanti dovranno aspettare almeno un giorno per sapere se sono stati eletti.
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