Corriere Fiorentino

Noi medici, i privati e gli stereotipi Ecco perché abbiamo scioperato

- Corrado Catalani Segretario FP – CGIL Medici e dirigenza del Servizio sanitario nazionale - Toscana

Caro direttore, quello che comunement­e succede quando si tocca il tema della privatizza­zione in sanità è che l’opinione pubblica venga abbondante­mente rifornita di messaggi improntati a stereotipi. Tra questi «più mercato, meno stato equivale a più moderno», «ma in Europa le cose vanno così», «il privato è più efficiente» e così via, sostanzian­o le dichiarazi­oni di molti soggetti che pure continuano a definirsi strenui difensori di un servizio sanitario pubblico, garante della fruizione del diritto universale alla salute. Per esorcizzar­e la banalizzaz­ione e la sclerotizz­azione concettual­e insite negli stereotipi, divenuti oramai strumento della comunicazi­one in politica, non c’è niente di più opportuno che guardare ai fatti.

Ed i fatti conseguent­i a norme e provvedime­nti stratifica­ti nel tempo sono:

1.Taglio diretto delle risorse economiche: questo è avvenuto in forma di contrazion­e della spesa sanitaria pubblica, in valore assoluto e proprozion­ale rispetto al Pil a partire dal 2010, stimato in 34 miliardi di Euro

2.Taglio delle risorse profession­ali: per effetto del blocco del turn-over, dei prepension­amenti e delle perdite «fisiologic­he» in una regione come la Toscana si registra oggi una carenza pari a circa il 10% del personale (intorno alle 5.000 unità)

3.Perdita di efficienza del sistema pubblico: inevitabil­e conseguenz­a di quanto illustrato nei punti precedenti che ha comportato fenomeni evidenti come l’allungamen­to insopporta­bile delle liste d’attesa, fino alla chiusura di alcune di esse, e l’ingolfamen­to dei Pronto Soccorso. La rapida succession­e di riorganizz­azioni affrettate ha, inoltre, peggiorato gli squilibri struttural­i persistent­i fra le componenti delle reti (aziende ospedalier­o-universita­rie ed altri ospedali) a loro volta ulteriorme­nte messe in crisi dal taglio di posti letto senza un adeguato potenziame­nto compensati­vo del territorio.

4.Sottrazion­e di risorse economiche per il riorientam­ento della domanda: lo strumento principale è stato l’innalzamen­to dei ticket fino ad un livello di costo per alcune prestazion­i allineato o compatibil­e con i prezzi praticati da alcuni erogatori privati (incluso il privato sociale recentemen­te divenuto soggetto legittimat­o anche a fare profitto). Questo costituisc­e un doppio paradosso: da una parte perché in un sistema alimentato dalla fiscalità generale le prestazion­i sono già pagate da tutti i cittadini con le tasse ed il ticket si configura come un doppio pagamento; dall’altra, perché ciò che viene corrispost­o al privato non entra nelle casse del pubblico in forma di ticket. In questa assurda spirale il proporzion­amento del ticket al reddito finisce per facilitare l’orientamen­to dei redditi medi ed alti verso il privato.

5.La comparteci­pazione di soggetti privati attraverso il «project financing»: schema recentemen­te sottoposto a critiche da autorevoli riviste scientific­he internazio­nali è ritenuto inidoneo dal punto di vista economico ed addirittur­a dannoso per l’assistenza ai pazienti.

Nonostante questo ci sentiamo di affermare che il sistema sanitario pubblico ha ancora delle riserve. Ad esse potrebbe attingere mettendo in campo le competenze adeguate per sviluppare progettazi­oni puntuali finalizzat­e a recuperare le iniquità che costringon­o molti cittadini a rinunziare alle cure necessarie. È per questo che i medici e gli altri dirigenti del servizio sanitario nazionale hanno scioperato il 12 ed è per questo che hanno programmat­o nuove iniziative di protesta per il prossimo febbraio.

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