Noi medici, i privati e gli stereotipi Ecco perché abbiamo scioperato
Caro direttore, quello che comunemente succede quando si tocca il tema della privatizzazione in sanità è che l’opinione pubblica venga abbondantemente rifornita di messaggi improntati a stereotipi. Tra questi «più mercato, meno stato equivale a più moderno», «ma in Europa le cose vanno così», «il privato è più efficiente» e così via, sostanziano le dichiarazioni di molti soggetti che pure continuano a definirsi strenui difensori di un servizio sanitario pubblico, garante della fruizione del diritto universale alla salute. Per esorcizzare la banalizzazione e la sclerotizzazione concettuale insite negli stereotipi, divenuti oramai strumento della comunicazione in politica, non c’è niente di più opportuno che guardare ai fatti.
Ed i fatti conseguenti a norme e provvedimenti stratificati nel tempo sono:
1.Taglio diretto delle risorse economiche: questo è avvenuto in forma di contrazione della spesa sanitaria pubblica, in valore assoluto e proprozionale rispetto al Pil a partire dal 2010, stimato in 34 miliardi di Euro
2.Taglio delle risorse professionali: per effetto del blocco del turn-over, dei prepensionamenti e delle perdite «fisiologiche» in una regione come la Toscana si registra oggi una carenza pari a circa il 10% del personale (intorno alle 5.000 unità)
3.Perdita di efficienza del sistema pubblico: inevitabile conseguenza di quanto illustrato nei punti precedenti che ha comportato fenomeni evidenti come l’allungamento insopportabile delle liste d’attesa, fino alla chiusura di alcune di esse, e l’ingolfamento dei Pronto Soccorso. La rapida successione di riorganizzazioni affrettate ha, inoltre, peggiorato gli squilibri strutturali persistenti fra le componenti delle reti (aziende ospedaliero-universitarie ed altri ospedali) a loro volta ulteriormente messe in crisi dal taglio di posti letto senza un adeguato potenziamento compensativo del territorio.
4.Sottrazione di risorse economiche per il riorientamento della domanda: lo strumento principale è stato l’innalzamento dei ticket fino ad un livello di costo per alcune prestazioni allineato o compatibile con i prezzi praticati da alcuni erogatori privati (incluso il privato sociale recentemente divenuto soggetto legittimato anche a fare profitto). Questo costituisce un doppio paradosso: da una parte perché in un sistema alimentato dalla fiscalità generale le prestazioni sono già pagate da tutti i cittadini con le tasse ed il ticket si configura come un doppio pagamento; dall’altra, perché ciò che viene corrisposto al privato non entra nelle casse del pubblico in forma di ticket. In questa assurda spirale il proporzionamento del ticket al reddito finisce per facilitare l’orientamento dei redditi medi ed alti verso il privato.
5.La compartecipazione di soggetti privati attraverso il «project financing»: schema recentemente sottoposto a critiche da autorevoli riviste scientifiche internazionali è ritenuto inidoneo dal punto di vista economico ed addirittura dannoso per l’assistenza ai pazienti.
Nonostante questo ci sentiamo di affermare che il sistema sanitario pubblico ha ancora delle riserve. Ad esse potrebbe attingere mettendo in campo le competenze adeguate per sviluppare progettazioni puntuali finalizzate a recuperare le iniquità che costringono molti cittadini a rinunziare alle cure necessarie. È per questo che i medici e gli altri dirigenti del servizio sanitario nazionale hanno scioperato il 12 ed è per questo che hanno programmato nuove iniziative di protesta per il prossimo febbraio.