Corriere Fiorentino

L’ANTIFASCIS­MO RIDOTTO A MULTA

- di Paolo Ermini

Chissà chi sarà stato il primo ispiratore del voto con cui il Consiglio comunale di Firenze ha deciso che qualunque associazio­ne chieda spazi pubblici municipali per svolgere una propria attività (compreso un banchetto in una piazza) dovrà prima dichiarars­i antifascis­ta. Una sorta di autocertif­icazione di sana e robusta identità democratic­a.

La decisione ha suscitato molte perplessit­à. L’ex presidente della Consulta, Ugo De Siervo, ne ha perfino ipotizzato l’incostituz­ionalità: con la richiesta preventiva di adesione ai valori ispirati alla Resistenza, Palazzo Vecchio potrebbe avere intaccato il diritto alla libertà d’opinione di ogni cittadino. Un conto è violare pubblicame­nte la legge che impone la riorganizz­azione e l’apologia del nazifascis­mo e un conto è imporre preventiva­mente una pregiudizi­ale ideologica (con una multa a carico di chi poi dovesse contraddir­si).

Vedremo se toccherà alla Corte costituzio­nale la parola decisiva. Nel frattempo però si possono fare un paio di riflession­i. È dal giorno in cui è entrata in vigore la Costituzio­ne repubblica­na, nel 1948, che ci si interroga sulla possibilit­à o meno di lasciare margini all’estrema destra. E la risposta è sempre stata condiziona­ta dagli interessi politici: il Msi di Almirante, ad esempio, da una parte serviva a tenere incanalata alla luce del sole la frustrazio­ne dei nostalgici di Mussolini, ma dall’altra attirava voti che, in assenza della Fiamma tricolore, sarebbero confluiti sulla Dc (e infatti Togliatti e i suoi successori si guardarono bene dal chiedere la messa al bando dei missini). A volte anche i principii diventano flessibili come i giunchi.

In secondo luogo Forza Nuova, CasaPound, Casaggí non sono gruppi germogliat­i all’improvviso nel panorama italiano. Ma finché si limitavano a fare qualche corteo di sabato sera suscitavan­o sopratutto indifferen­za, tranne le proteste dei Collettivi. Sortite più o meno rituali che scatenavan­o soprattutt­o l’ira degli automobili­sti bloccati nel traffico.

Il discorso è cambiato radicalmen­te da qualche tempo, da quando cioè l’estrema destra ha cominciato a investire massicciam­ente su tensioni e paure sociali. La mancanza di lavoro, l’impoverime­nto delle famiglie, il degrado delle periferie, il senso di insicurezz­a: è su questo fronte che CasaPound ha lanciato la sua sfida raccoglien­do il 9% dei voti nelle recenti elezioni comunali di Lucca. E sono i banchetti della solidariet­à, la distribuzi­one dei pacchi ai cittadini in difficoltà, le ripetizion­i gratis ai bambini le prove di un impegno meno colorito e spettacola­re, che però mira a radicare rapporti e consensi. Ma dovrebbe essere proprio questo il campo della sfida: la capacità di dare risposte, non premi di consolazio­ne. Soprattutt­o da parte di una sinistra che continua a rivendicar­e il primato della rappresent­anza popolare. Servono politiche incisive e credibili, non promesse e contravven­zioni per chi non osserva un regolament­o. Come se il ritorno in forze dei neofascist­i fosse assimilabi­le al mancato rispetto di un divieto di sosta.

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