L’occupazione bis
Dopo il rogo all’Osmannoro un blitz in parrocchia Poi tutti nell’hotel dismesso
Nuova occupazione per i rom scampati al rogo dell’Osmannoro. Dopo l’incendio di martedì, nel quale ha perso la vita un 27enne ipovedente rumeno, nella notte tra martedì e mercoledì il gruppo dei circa 100 rom aveva trovato rifugio temporaneo presso l’oratorio della parrocchia di San Martino, a Sesto. Una soluzione provvisoria, fino a ieri sera, quando gli sfollati hanno fatto irruzione in un albergo abbandonato in via Lucchese, nei pressi dell’ex Osmatex, altra struttura occupata da persone di etnia rom e sgomberata pochi mesi fa. Sono arrivati qui con borse e coperte, le poche salvate dal rogo. Solo una famiglia ha accettato di essere ospitata in una struttura d’accoglienza proposta dai servizi sociali. Gli altri hanno preferito occupare di nuovo: «Avrebbero diviso le nostre famiglie, vogliamo restare uniti». Una situazione non facile per il Comune, le cui strutture, data anche l’emergenza freddo, sono poche. Tra gli occupanti tanti bambini, molti dei quali frequentano le scuole della zona. Tra gli adulti, pochi lavorano, molti chiedono elemosina. «Non ci piace vivere in questi accampamenti — dicono — Avremmo diritto a vivere in luoghi dignitosi».
Ikea, proprietaria del capannone che martedì ha preso fuoco, da ieri ha attivato la vigilanza su tutti i suoi stabili vuoti. Il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ha ricevuto la famiglia della vittima: «Mi hanno chiesto di riportare la salma in Romania. Vedremo che potremo fare», mentre il sindaco di Firenze Nardella ha commentato: «Tutte le istituzioni devono fare il massimo per prevenire episodi del genere». Intanto il pm Alessandra Falcone, che indaga per omicidio colposo, oggi nominerà un medico legale e un genetista per accertare l’identità della vittima comparando il Dna dei resti trovati con quello dei genitori del ragazzo disperso.