Firenze non ferma il piano-mercati Ma ora cambiare è più difficile
Nuovi banchi e merce di qualità, il Comune tira dritto. Le associazioni: «Senza certezze chi investirà?»
Palazzo Vecchio ostenta sicurezza. Il Comune conferma che, anche se i bandi dell’assegnazione delle licenze sono rinviati al 2021, andrà comunque avanti nella seconda parte dell’operazione per alleggerire il peso dei banchi turistici in centro e migliorarne il design. Cioè andrà avanti col Piano del commercio che prevede la redistribuzione delle aree di mercato, con una loro specializzazione di merce in vendita. Il 50% delle merce sarà «tipica», con differenze tra le varie zone dei banchi in centro storico (dislocati tra San Lorenzo, largo Annigoni, piazza Santa Croce, Repubblica, Porcellino, piazza dell’Unità e piazzale Michelangelo). Il Consiglio comunale sarà chiamato ad approvare il Piano (elaborato con un lungo lavoro con le categorie dall’assessore Cecilia Del Re) in primavera, e diventerà operativo dopo un anno con l’operazione della merce «specializzata», dai cappelli di paglia ai libri. Questa è la potestà del Comune, convinto anche che ci siano le condizioni per poter andare avanti senza l’altra gamba del progetto: cioè l’assegnazione dei banchi con il bando legato alla Bolkestein, ora rinviato al 2021.
La risposta delle associazioni di categoria però, ieri, è stata diversa. «Nessuno si prenderà il rischio di cambiare metà del magazzino, o di pagare un nuovo banco, quando non sa cosa succederà alle licenze fino al 2021», spiega il presidente nazionale della Confesercenti ambulanti, Maurizio Innocenti, peraltro di Pistoia. Perché la strategia di Palazzo Vecchio era chiara: fare le due operazioni in sincronia, mettendo nel bando per le concessioni dei banchi criteri di anzianità ma anche di qualità, sia nella merce che nel nuovo disegno architettonico dei banchi stessi. Ed entrambe le operazioni, volte a riordinare e riqualificare il design di queste presenze, ora vengono messe
Confcommercio Così si sono condannati gli ambulanti alla precarietà permanente
in dubbio da più di un operatore.
Non è il solo problema: in Toscana, già 50 Comuni avevano completato i bandi per le nuove concessioni dei banchi. Alcuni — tra cui Montelupo Fiorentino — dovevano consegnare le licenze la prossima settimana. Quanti ricorsi ci saranno, ora, per i bandi in itinere? «Molti: a livello nazionale, già 1.500 Comuni lo hanno fatto — spiega Innocenti — gli altri invece no. Un Paese diviso in due». Mentre quasi tutta la politica plaude all’emendamento approvato ieri in Commissione Senato, le associazioni di categoria si dividono: Confesercenti parla di «caos nel settore», Confcommercio accusa: «Oggi si sono condannati alla precarietà permanente gli ambulanti». Mentre Cna Ambulanti ed Assidea (che più volte ha protestato con serpentoni di banchi a bloccare il traffico, anche a Firenze) gioiscono. La differenza di giudizio nasce da diversi fattori: da una parte, le più grandi associazioni di categoria si erano messe a «governare» il fenomeno, con intese con i Comuni, applicando le norme previste nell’intesa Stato-Regioni nel 2012. Ed erano o già arrivate a bandi «compatibili» con il loro tessuto associativo, o in procinto di vederli aperti. Le altre invece erano andate allo scontro. Inoltre, l’emendamento parla di privilegiare, nei bandi, chi ha il banco come unica forma di reddito: «Ma basta avere una pensione, o una moglie che ha un reddito, per essere esclusi dai futuri bandi» spiega Innocenti. Un tema economico affrontato come questione sociale, è la tesi di Confesercenti, che altererà il mercato e non risolve il nodo del rapporto con la Bolkestein che, prima o poi dovrà essere applicata. Nell’emendamento si parla anche di un tetto al numero dei possibili banchi di proprietà, se non gestiti direttamente. Una formula che potrebbe incidere pesantemente, secondo le associazioni di categoria perché ci sono proprietari di numerosi banchi. Questo, riguarda il futuro. Il presente è più complicato: perché, per esempio, si blocca il mercato dei banchi. Chi vuole vendere, non troverà acquirenti, dato che le concessioni sono fino al 2020. Chi vuole comprare, aspetterà comunque quella data. Si torna, insomma, «a 40 anni fa, quando i banchi venivano concessi ai disoccupati, ai profughi, ai lavoratori che perdevano il lavoro quando le aziende chiudevano», confessa un operatore.