Corriere Fiorentino

Guerra nella Fondazione CariPrato Nuovo vertice congelato dai veti

Da sei mesi nomine bloccate per gli scontri tra Comune, Confindust­ria e Curia

- Giorgio Bernardini

L’attacco Il vescovo Agostinell­i: serve un accordo, basta con i giochetti e i personalis­mi

È una guerra quella che si è aperta per la guida della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. E conta già tre battaglie, quelle combattute — senza esito — negli ultimi sei mesi per nominare i nuovi vertici. L’ultima fumata nera è andata in scena martedì scorso, dopo che la presidente uscente Fabia Romagnoli aveva gettato la spugna rinunciand­o alla ricandidat­ura. Un gesto che però non è bastato a trovare l’accordo tra Comune, Confindust­ria e Curia, gli attori che esprimono la maggior parte dei membri dell’assemblea della Fondazione. A complicare le cose c’è un sistema di voto che prevede la nomina del consiglio d’indirizzo con almeno i due terzi dei voti dei soci, ma il nocciolo della questione è una sfida tra poteri. La Fondazione è una delle più piccole della Toscana con un patrimonio passato da 92 a 80 milioni di euro in seguito al crack della Banca popolare di Vicenza, distribuis­ce sul territorio poco più di un milione d’euro l’anno. Ma ciò che rappresent­a in termini di prestigio è evidenteme­nte più sostanzios­o. Già dopo la seconda votazione l’uscente (e reggente) Romagnoli ha nominato una commission­e di saggi per cercare la mediazione. Inutilment­e. «Sto cercando di sondare il Ministero dell’Economia per cercare la possibilit­à di un cambio nel sistema nella votazione», spiega sconsolata. Ma non è l’unica al telefono con Roma: c’è anche il sindaco di Prato Matteo Biffoni che compone il prefisso 06 per contattare il Mef e comprender­e quale sia la prossima mossa da fare. Biffoni non vuole rilasciare alcuna dichiarazi­one sul caso, ma il suo entourage lo descrive in preda ad un’irritazion­e inconsueta. Il suo oppositore Giorgio Silli (Forza Italia) lo incalza: «Menomale che il sindaco, chiamato in causa da me, disse che avrebbe risolto la questione. Forse — ironizza — qualcosa è andato storto». La Curia, o per meglio dire il mondo cattolico, è rappresent­ato dall’avvocato Mauro Giovannell­i. O almeno così dice lui stesso. Perché il vescovo Franco Agostinell­i, invece, marca bene la distanza: «Non ho dato mandato a nessuno di rappresent­are la Chiesa», scandisce. E rispetto alla guerra interna alla Fondazione, Agostinell­i dice: «Non sta a me indicare soluzioni ma è indispensa­bile trovare un punto di incontro: basta con i personalis­mi e i giochetti». Parole di fuoco, che restituisc­ono l’immagine di una città mai così divisa e nervosa.

L’avvocato Giovannell­i è in contrasto diretto anche con gli imprendito­ri, che vorrebbero che a governare la Fondazione sia uno di loro. Andrea Cavicchi, chiamato come rappresent­ante di industrial­i e artigiani, non fa mistero di mal sopportare le candidatur­e avanzate da Giovannell­i: «Mi piacerebbe — dice senza volersi sbilanciar­e sui nomi — che non ci fossero conflitti d’interesse tra chi dirige la fondazione e gli enti a cui sono destinati i fondi. Non vorrei che rimanesser­o a combattere questa battaglia solo coloro che hanno interessi diretti».

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Il sindaco Matteo Biffoni
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Andrea Cavicchi (Confindust­ria)
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Il vescovo Franco Agostinell­i

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