MPS, S’ILLUDE CHI PENSA AL RITORNO DEL PASSATO
Non s’è perso tempo. Per approfondire la materia del contendere e fissare un calendario chiarificatore di confronti è stato convocato un incontro tra l’ad di Mps Marco Morelli e le rappresentanze sindacali.
A conclusione i sindacati hanno emesso un comunicato che aggiorna la discussione al 4 gennaio e intanto ribadisce alcuni punti fermi. I sindacati, tutti, non avevano gradito che l’ultimo cda presieduto da Alessandro Falciai avesse deciso 49 promozioni a dirigente ed assegnato un premio una tantum ad un migliaio dei 24.700 dipendenti. E avevano alzato i toni della protesta fino a investire il Mef e le Autorità europee di vigilanza, sollevando addirittura la compatibilità o meno dell’iniziativa con la guardinga logica degli aiuti di Stato ammessa da Bruxelles. Le critiche sono state ribadite e si è chiesto di seguire per il futuro metodi fondati su valutazioni oggettive e su chiare procedure. «Il sindacato — si legge nel testo — ha fortemente rivendicato la ripresa di uno specifico processo negoziale sulla erogazione del salario incentivante e premiante, oltre che sui meccanismi del processo promotivo ordinario, da estendere alla generalità dei lavoratori e basato sul criterio delle pari opportunità e sulla valorizzazione del merito». I sindacati reclamano «la ripresa di un confronto su tutte le tematiche attinenti alla declinazione operativa dei progetti del piano di ristrutturazione, con particolare riferimento alle implicazioni della riorganizzazione della rete e del processo distributivo». Morelli, sostengono i sindacati, ha sottolineato «le difficoltà che Mps sta attraversando soprattutto per quanto riguarda il raggiungimento di alcuni obiettivi economici, ha preso atto delle richieste sindacali fornendo la sua personale disponibilità ad aprire da subito un confronto contrattuale su tutti gli argomenti». Insomma il dialogo riprende e con buona volontà reciproca. In tema di promozioni, raccontano i sindacati, Morelli ha assicurato di esser d’accordo per «aprire una specifica trattativa indirizzata ad individuare soluzioni di tipo contrattuale su avanzamenti di carriera e sulla individuazione di nuove figure professionali». Infine, si sarebbe dichiarato disponibile a verificare la compatibilità del piano per effettuare assunzioni a tempo determinato per coprire difficoltà organizzative nelle aree particolarmente colpite dai recenti esodi/uscite. Al di là delle formule adottate si delinea una prospettiva che ristabilisce tra le parti il clima costruttivo indispensabile per un concorde rilancio della banca e per eliminare il lamentato «deterioramento del clima interno». È onesto riconoscere che i sindacati hanno tenuto un comportamento responsabile nelle faticose trattative condotte per definire i tagli e i ridimensionamenti richiesti da un piano duro e doloroso. In stagioni del passato, drogate da improvvida euforia, erano apparsi piuttosto acquiescenti verso scelte che sarebbe stato preferibile mettere in dubbio o contrastare apertamente. L’alzata di scudi, giusto all’inizio dei lavori del rinnovato board, aveva fatto temere un inasprimento dei rapporti da scongiurare con il massimo del reciproco impegno. L’incontro di ieri è stato un primo significativo passo per avviare una fase nuova. Che l’ad proponga di promuovere a dirigenti un numero limitato di collaboratori che abbiano svolto un ruolo di particolare rilievo nei complicati passaggi affrontati non dovrebbe scandalizzare alcuno. Oltretutto il Monte è sottodimensionato nella percentuale di dirigenti di cui s’avvale, se comparata alla media in essere nel comparto bancario italiano. Formare con la dovuta gradualità una motivata fascia dirigenziale è obiettivo condivisibile, tanto più se non comporta, come in questo caso, aggravi di spesa. Quanto ai premi accordati il discorso è diverso. Appoggiare decisioni come quelle dei bonus erogati in premio basandosi su indirizzi e parametri oggettivi, così come stabilito nei contratti, è non solo equo, ma necessario. Un incentivante riconoscimento dei meriti è da ben regolare, non certo da demonizzare. L’ultramaggioritario e transitorio ingresso del Tesoro nel governo di Mps non ha creato una «banca pubblica» estranea al difficile contesto italiano ed europeo. Sarebbe un errore resuscitare anacronistiche prassi d’impronta consociativa o automatismi di vecchio stampo.
Clima meno gelido L’Ad Morelli ieri ha visto i rappresentanti dei lavoratori: al centro premi e incentivi I vecchi automatismi sono però impensabili