San Lorenzo, l’addio al banco di Nicco
La famiglia Ciatti lo ha venduto: il ricavato servirà per le spese legali in Spagna
Le foto, i biglietti e i fiori che dallo scorso agosto coprivano interamente il banco di ortofrutta dove Niccolò aveva lavorato per due anni, non ci sono più. Così come sono scomparsi quei due scatoloni su cui la sua famiglia aveva scritto «Chiusi per grave lutto». Dopo 71 anni di attività i Ciatti hanno venduto il loro banco al Mercato Centrale di San Lorenzo. A nulla sono valsi gli appelli e la disponibilità degli amici del ventiduenne ucciso a LLoret de Mar: «Ci pensiamo noi a costo di fare grandi sacrifici», avevano detto ai parenti di Nicco pur di scongiurare quella vendita.
Tutto inutile. Dopo un lungo tira e molla, la scorsa settimana zia Mariella ha sottoscritto l’atto di cessione e, come aveva già annunciato qualche mese fa, il denaro guadagnato andrà alla onlus che porta il nome del nipote e che ha tra i suoi obiettivi ha quello di aiutare tutte le famiglie che hanno perso una persona cara e che chiedono e aspettano giustizia. «Ma prima di tutto quegli euro serviranno a mio fratello Luigi e a mia cognata Cinzia per affrontare i viaggi verso la Spagna, quando inizierà il processo, e le spese legali — spiega Mariella — Ho preso questa decisione perché non era più possibile andare avanti.È’ stata una scelta dolorosa ma non avevamo alternativa». L’acquirente è un italiano e dovrebbe subentrare ai Ciatti tra la metà e la fine di gennaio: «Vedere quel banco di nuovo in attività ma senza Nicco ci provocherà un dolore immenso — dicono gli altri commercianti del Mercato Centrale — Ma meglio venderlo che tenerlo chiuso all’infinito».
Mariella subito dopo aver firmato il contratto di vendita ha raccolto le centinaia di dediche lasciate negli ultimi quattro mesi da amici e clienti sul drappo verde, le foto e i fiori per conservarli a Scandicci, dove vivono i genitori di Niccolò. «Negli ultimi giorni sono stata a San Lorenzo per sistemare tutto e sinceramente sono dovuta scappare via. Troppi ricordi, troppo dolore — si sfoga — Il parlare continuamente della tragedia che ha colpito la mia famiglia mi lascia senza fiato, mi fa vivere male». Era stato il nonno di Niccolò, nel 1946, a inaugurare l’attività di ortofrutta: un lavoro duro, di grandi rinunce, passato di padre in figlia (anche babbo Luigi ci aveva lavorato per un po’ di tempo): «Dopo la morte di mio marito avevo pensato di lasciare tutto — racconta Mariella — poi però mio nipote mi disse che avrebbe voluto continuare lui questa tradizione familiare a patto che gli avessi dato la mano per un po’ di tempo. E così è stato. Poi quelle bestie ce l’hanno portato via e ora nulla per noi ha più senso”»
Niccolò aveva preso seriamente il suo lavoro: ogni mattina si alzava alle 4.30 per andare al mercato ortofrutticolo di Novoli per poi essere alle 6 in San Lorenzo così da aprire il banco. Era il verduraio più giovane del Mercato Centrale tanto che tutti i suoi colleghi lo avevano «adottato». Nonostante la scomparsa il ventiduenne non è mai stato dimenticato e oltre alle numerose raccolte fondi organizzate dal Consorzio del mercato a lui verrà dedicata una targa che a fine gennaio sarà apposta sulla colonna rossa (accanto al suo banco) dove Niccolò era solito appoggiarsi quando non aveva nulla da fare o quando voleva riposarsi.