«Così cambieremo il centro Anche senza la Bolkestein»
Intervista con l’assessore Del Re: a Firenze nuovi banchi e nuova merce
«L’emendamento approvato in Parlamento che rinvia i bandi per le concessioni dei banchi degli ambulanti non è una vittoria dei noBolkestein». L’assessore allo sviluppo economico Cecilia Del Re conferma che Palazzo Vecchio vuole andare avanti «anche senza bando, con il nuovo Piano del commercio, con nuove postazioni, banchi e indicazioni di merce in centro». E commenta la vittoria al Tar sul blocco delle licenze in centro: «Abbiamo fermato il mangificio, minimarket compresi».
«Non hanno vinto i “no Bolkestein”. E anche senza bando per le nuove concessioni, riorganizzeremo i mercati della città, soprattutto nel centro storico, senza penalizzare gli ambulanti». L’assessore allo sviluppo economico Cecilia Del Re, per commentare l’emendamento approvato in legge di bilancio che ha rinviato i bandi per gli ambulanti del commercio al 2021, ha scelto di studiarlo ed approfondirlo. Ed è convinta che Palazzo Vecchio possa andare avanti col Piano dei mercati: «È un pezzo della nostra azione per tutelare l’identità e il decoro del nostro patrimonio culturale».
Assessore, l’anno si chiude con due notizie: una positiva, il no del Tar al ricorso della grande distribuzione contro il blocco di nuove aperture legato al cibo nel centro. L’altra, negativa, il rinvio dei bandi per gli ambulanti.
«Togliamoci il dente: partiamo dall’emendamento. È vero che soprattutto le città d’arte risentiranno di questo rinvio, ci avevamo puntato molto per riorganizzare il settore. Ma io credo che a Firenze possiamo andare avanti».
Come?
«Abbiamo sempre tenuto separati il bando previsto dalla Bolkestein per le nuove concessioni, dal nuovo regolamento: cioè dal nuovo Piano degli spazi per il commercio. Mentre altrove il bando serviva per diminuire il numero delle concessioni, noi abbiamo sempre detto: non una di meno, tranne quelle non in regola con normative e regolamenti del Comune».
Quante sono le licenze per gli ambulanti oggi?
«Sono 419 nel centro storico, 1.900 fuori. Ovviamente, l’attenzione dell’opinione pubblica è su quelle del centro, perché si avverte un maggior bisogno di riqualificazione. Qui dobbiamo affrontare il tema del decoro e della tutela del centro Unesco. Il 9 gennaio incontreremo la soprintendenza per dare il via libera ai tre nuovi modelli di banco architettonici che sono stati proposti e andremo avanti con la riqualificazione merceologica».
Le associazioni di categoria ribattono: con l’incertezza sulla durata delle concessioni, è impossibile investire in nuovi banchi e nuova merce. Sono spese importanti, senza sicurezza sul rinnovo e sulla durata delle concessioni.
«Firenze non può rimanere sotto scacco. La potestà regolamentare ce l’ha il Comune. Noi vogliamo tutelare il lavoro di chi fino ad ora ha usato le proprie energie in questo settore. Per questo avevamo ipotizzato, nel bando poi rinviato dall’emendamento, concessioni per 12 anni. Ma anche l’emendamento del Pd approvato sottolinea questo aspetto: gli ambulanti che dimostreranno che negli ultimi due anni il banco era l’unica o prevalente fonte di reddito, avranno procedure particolari di assegnazione. E nei bandi si conferma il “peso” dell’anzianità dei banchi, peserà il 40% del punteggio totale. Come avevamo fatto noi, per il futuro bando. Salvo che non cambi nulla, chi ha queste caratteristiche riavrà sicuramente la concessione».
Quindi ora avanti tutta?
«A febbraio il Consiglio comunale voterà il nuovo Piano, se la soprintendenza accetta i nuovi banchi. La rivoluzione arriverà nel 2019: daremo un anno di tempo per adeguarsi sia alle nuove collocazioni, che ai nuovi banchi, che alla nuova merceologia, che dovrà essere per il 50% “tipica”, a seconda delle piazze. Ed abbiamo previsto un divieto sulla scia dell’ordinanza ottenuta dalla Galleria dell’Accademia: non si potrà esporre e vendere merce che riproduca in modo caricaturale opere del patrimonio culturale italiano».
Politicamente, però, ammetterà che è un controsenso che due deputati renziani e toscani, Lorenzo Becattini e Marco Donati, vi abbiano fatto questo scherzo, presentando l’emendamento...
O hanno cercato di evitare guai con gli ambulanti anti Bolkestein durante la campagna elettorale?
«Loro volevano tutelare il posto di lavoro per le persone che vivono di questo, è comunque lodevole».
«Vabbé, un po’ hanno ascoltato la pancia di chi temeva questi bandi. Ma c’è un elemento positivo: con questa norma, il diritto al lavoro è prevalente rispetto alla libera iniziativa economica privata. Per questo è un tema da appoggiare. Ma non hanno vinto i no Bolkestein: è solo una
proroga».
L’altra notizia, positiva, è che avete vinto contro la grande distribuzione: il Tar ha rigettato il ricorso di Federdistribuzione contro il vostro regolamento del Centro Unesco che blocca per tre anni l’apertura di nuovi locali: il blocco al «mangificio», dai supermarket ai mini market ai ristoranti.
«È stato confermato che è possibile mettere prima la tutela del patrimonio artistico rispetto alla libera concorrenza: anche perché il blocco riguarda 4 km quadrati dei centro sui 104 della città. E il Tar ha considerato fondati i dati che sono alla base del regolamento, fatto con la Regione».
Il blocco al «mangificio» ha funzionato?
«Dal 6 maggio 2017 ad oggi si è quasi dimezzato il numero di ristoranti aperti nell’area Unesco (da oltre 50 a 29), ma solo perché si sono chiusi 24 procedimenti presentati prima dell’emanazione del regolamento. Per la prima volta le attività aperte fuori dall’area Unesco sono maggiori di quelle in centro. Ed abbiamo fermato i mini market: solo uno in san Niccolò è riuscito ad aprire: era fuori, per pochi metri, dall’area Unesco».
Design Aspettiamo il sì della soprintendenza, poi a febbraio il Consiglio voterà il Piano mercati
Mangificio Il Tar ci ha dato ragione e siamo riusciti a fermare il boom dei ristoranti e dei locali da asporto
Minimarket Battaglia vinta: da quando abbiamo messo il blocco ne ha aperto solo uno in San Niccolò