Corriere Fiorentino

LA COMMISSION­E BANCHE E L’ERRORE DEI RENZIANI

- di David Allegranti

Il Pd aveva fortemente voluto la commission­e d’inchiesta sulle banche per far guerra, in una botta sola, alla sinistra su Mps e a Visco sulle sue eventuali mancanze. Ma alla fine si è parlato soprattutt­o di Banca Etruria e della Boschi, e i renziani hanno commesso il solito errore.

Ricapitola­ndo: il Pd aveva fortemente voluto la commission­e d’inchiesta sulle banche per far guerra, in una botta sola, alla sinistra su Mps e al capo di Bankitalia Ignazio Visco sulle sue eventuali mancanze. Alla fine si è parlato soprattutt­o di Banca Etruria e la commission­e è diventata la «commission­e Boschi». Federico Ghizzoni, ex Ad di Unicredit, ha confermato quanto scritto da Ferruccio de Bortoli nel suo libro e ha aggiunto altre informazio­ni (l’email di interessam­ento di Marco Carrai), dopo giorni e giorni di «ci vediamo in tribunale» e sortite televisive dal piglio burbanzoso.

Le frasi di Ghizzoni hanno aperto nel Pd un’analisi semantica sulle differenze fra «pressione» e «informazio­ne». «Non sono stata io a chiedere di acquisire. Io mi sono informata sul se, non ho chiesto di. È una informazio­ne, non una pressione», ha detto la sottosegre­taria Maria Elena Boschi in un’intervista a La

Stampa. Dopo l’analisi del testo, il Pd ha scoperto l’argomento degli interessi del territorio da difendere. «L’ipocrisia di chi finge di considerar­e improprio un intervento a tutela dell’economia del territorio — hanno scritto Matteo Renzi e Matteo Orfini in una lettera a

Repubblica — è pari solo alla miopia di chi non vede che i veri scandali si sono potuti compiere perché non vi era la giusta attenzione da parte dei media e della politica». Una disattenzi­one selettiva da parte del centrosini­stra, a dire il vero, visto che per anni si è occupato di Mps, ma non certo per sottolinea­re il rapporto malato fra finanza e politica (Orfini in quale campo era a cogliere margherite?). Alcuni giornali, compreso questo, se ne sono invece interessat­i a lungo in splendida solitudine. Alcuni giornalist­i hanno anche scritto libri che il Pd ha vissuto soltanto con fastidio, proprio in nome di quella «tutela del territorio» che si è tradotta, nel caso di Siena, in un’autarchia prolungata. E fa pure sorridere, a conoscere quella storia, che l’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi scriva oggi sul suo blog che «c’è un problema di sistema che va oltre la nomina di un governator­e. E che consiglier­ebbe di pensare ad una seria riforma della vigilanza. Ma niente di tutto questo pare che accadrà. Tanto al prossimo dissesto sarà sempre colpa della politica locale e di qualche capro espiatorio». Laddove, par di capire, sarebbe Ceccuzzi il capro in questione. Ghizzoni nella sua audizione ha anche raccontato di aver ricevuto un’email da parte di Carrai, amico di Renzi, con cui lo sollecitav­a «nel rispetto dei ruoli per una risposta su Etruria». Carrai, che per il capogruppo del Pd alla Camera Rosato «non ha niente a che fare con il Pd», poi ha spiegato di essersi attivato perché «un mio cliente stava verificand­o il dossier di Banca Federico Del Vecchio, storico istituto fiorentino di proprietà di Etruria». Sarà opportuno verificare, anche su questo punto, chi ha ragione. La domanda è: il presidente di Toscana Aeroporti a che titolo si occupava di Banca Etruria?

Nel frattempo, si può dire con ragionevol­e certezza che non è stata una mossa brillante fornire agli avversari l’arma per poter indebolire il partito a pochi mesi dalle elezioni (dal M5s a Forza Italia). Non servono sondaggi per valutare l’impatto. Basta notare che da giorni non si parla dei tanti dossier aperti, su cui il Pd potrebbe legittimam­ente fare campagna elettorale, ma di Banca Etruria. Fosse anche soltanto un problema di comunicazi­one, e non lo è, il Pd ha scelto di farsi del male da solo. In definitiva, la questione (ancora una volta) non è giudiziari­a, ma pre-politica. Oggi il Pd dice che non c’è niente di male a interessar­si al territorio, alle sue banche e alle sue aziende. C’è però un problema di cattiva coscienza in questo tardivo ragionamen­to: la formula «non c’è niente di male a» viene pronunciat­a solo adesso perché emergono alcuni fatti, molti dei quali ancora da chiarire. Oltretutto si dimentica, nel caso di Etruria, il conflitto d’interesse e l’interesse per il territorio non è un lasciapass­are per fare confusione fra politica, famiglia, correnti di partito. L’errore dei renziani è pensare che l’Italia sia un’immensa Rignano sull’Arno (o una gigantesca Laterina) nella quale non c’è distinzion­e fra lo strapotere e lo strapaese.

Il partito di Renzi voleva usare l’inchiesta parlamenta­re contro la sinistra e Bankitalia, ma è finito in un angolo

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Marco Carrai
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