IMMAGINANDO IL MUGNONE UN FIUME GRANDISSIMO
«Sulla spalletta del ponte…»: comincia così il Canto degli
ultimi partigiani di Franco Fortini, e da un paio di mesi al grande poeta e traduttore scomparso nel 1994 è stato intitolato, se non un ponte, almeno una passerella. Prima ancora di vedere il suo nome, e di scoprire quanto recente fosse l’intitolazione, ammetto di aver provato, traversandola, una lieve commozione, il che, trovandoci a Firenze, è paradossale: non c’è molto, infatti, di bello, qui, almeno a paragone di altri scorci cittadini. C’è un argine rifatto, che non è brutto, ma per arrivare a pensarlo «bello» andrebbe collocato in altre e assai meno significative città; ci sono palazzi non privi di dignità architettonica; c’è un ponticello — quello intitolato ai Bersaglieri, che ha appena festeggiato il primo compleanno — che di poco si eleva sopra lo status di passerella; ci sono infine, gli alberi sul viale, che a Firenze, visto quanto ne è povera, fanno sempre il loro effetto, ma non bastano certo a elevare sopra l’ordinarietà questo scorcio. Eppure, preso tutto assieme, quello che si vede dalla passerella Franco Fortini, ha una sua speciale qualità, a cui concorrono anche elementi miserucci, come la pavimentazione, del più umile degl’asfalti, o la decorazione con vasi da balcone, alcuni dei quali già scomparsi. Ho dovuto fermarmi a metà e rifletterci un po’ su. Ho capito, allora, che quella che stavo vedendo era una Firenze diversa da quella medievale, quella rinascimentale, quella ottocentesca, senza però essere del tutto contemporanea: era quella più quietamente novecentesca. E allora l’intitolazione a uno come Fortini, che il Novecento l’ha attraversato, sottotraccia, ma sempre presente, mi è parsa appropriata, né sarei favorevole ad abbellimenti, come la pergoletta sulla passerella successiva.
Certo, lo spessore del personaggio Fortini, al di là di tali e forse un po’ liriche considerazioni, avrebbe magari meritato un vero ponte, o un vero fiume, ma a quel punto la memoria viene a ricordare che un’altra sua poesia si intitola Potrebbe essere un fiume grandissimo, e così ci immagineremo il Mugnone varcando la passerella.