Quelli dell’Atletica (con un derby in casa)
Una mattina del 1964 Pietro prese il treno, da Marradi, per andare a Firenze. Aveva vent’anni, cercava lavoro. Era seduto nello scompartimento con un’ amica quando passò una ragazza con i libri sotto il braccio. «Lucia!» disse l’amica. Lucia andò avanti, poi tornò indietro. Frequentava il liceo Galileo a Firenze, aveva 18 anni. Cominciò a parlare con Pietro e non hanno ancora smesso. Tutti e due venivano da esperienze amorose ininfluenti. Queste delusioni avevano lasciato lo stesso vuoto improvviso dentro di loro, lo stesso desiderio di ricominciare diversamente. Pietro era appena uscito dal collegio per orfani di ferrovieri, era stato prima a Calambrone, poi ad Ascoli. Aveva solo la mamma. Nonostante la giovane età era determinato a formare una famiglia. Scesero dal treno e si misero insieme. Due anni dopo si sposarono. Lucia aspettava un bambino. Pietro trovò lavoro a Calenzano e andarono a vivere a Sesto. La madre di Pietro disse: «Come fate a campare da soli? Peccate di superbia. Andate andate, ma ricordatevi che la superbia partì a cavallo e tornò a piedi». Le difficoltà non mancarono. Nel 1967 la ditta di elettrodomestici dove lavorava Pietro fallì. Lucia era a casa, Pietro disoccupato, nel frattempo era nato Domenico. Pietro trovò lavoro a Casellina, a Scandicci, ci andava tutti i giorni in bicicletta con le mollette ai pantaloni. Poi fu assunto come capofiliale per una grande azienda e iniziò una carriera di gestore di filiali. Tutto andava bene, ma non era abbastanza, avevano bisogno di qualcos’altro. Cosa piaceva a tutti e due? Lo sport. Ma non lo sport da soli, che aveva qualcosa di egoistico e faceva tristezza. Entrarono nel mondo dell’associazionismo sportivo e presto presero la guida dell’Atletica sestese femminile. Più per condividere valori che per vincere. Per loro l’amore divenne anche uno sport e lo sport divenne amore. Lucia trovò lavoro nella farmacia comunale di Sesto. «Ci sono stati vari passaggi — racconta Pietro — Siamo stati i genitori di Domenico. Io sono stato il marito della Lucia della farmacia comunale, e ora siamo Pietro e Lucia dell’Atletica sestese». Tutto quello che hanno ottenuto è anche una rivalsa per quello che non avevano avuto da ragazzi (Pietro cresciuto in collegio, Lucia che non aveva potuto studiare oltre le superiori). «Litighiamo. Ma siamo contenti. Perché siamo ottimisti. Crediamo nell’atletica come impegno sociale e ci piace la montagna». L’unica vera divisione è che lui è juventino e lei viola, ma per quanto sembri impossibile conoscono il segreto per sciogliere questa contraddizione.