Stangata sulle finte edicole
Souvenir e servizi turistici al posto dei giornali. Del Re: revochiamo le concessioni
Diverse edicole del centro storico hanno ricevuto una diffida dal Comune: o tornate a vendere i giornali, al posto di souvenir e pacchetti turistici, o sarete chiuse. E le prime decadenze dalle concessioni sono pronte.
L’assessore Del Re «L’obiettivo non è cancellarle, per noi possono vendere anche oggetti e pacchetti turistici, ma vogliamo che tornino alla stampa»
Palazzo Vecchio ha intimato a 10 edicole del centro storico un messaggio chiaro: o vendete i giornali, o chiudete. Non è un surrettizio sostegno alla stampa né un modo per arginarne la crisi: è solo che le edicole hanno smesso, veramente, di vendere i giornali. E, nonostante le concessioni che hanno per i loro spazi nel centro siano di questo tipo, le edicole si sono trasformate in altro: o venditrici di souvenir o di pacchetti per turisti.
È l’effetto dell’«orda d’oro», dell’afflusso del turismo che ha allontanato i fiorentini (cioè gli acquirenti di quotidiani, settimanali e altri periodici) da diverse zone del centro. Crollate le vendite dei quotidiani sono stati obbligati a trasformarsi in altro? Per il Comune non è vero: la vendita non era crollata, è solo che vendere merce o «pacchetti» per gli ospiti italiani e stranieri dell’area Unesco porta più profitto. E così, è partita la diffida.
«Noi vogliamo che le edicole continuino a fare quello per cui hanno avuto le concessioni: cioè vendere i giornali ed i periodici» spiega l’assessore allo sviluppo economico Cecilia Del Re. Si tratta di diffide, appunto: cioè un avviso in cui si chiede ai titolari delle concessioni di ritornare a fare quello per cui erano stati autorizzati. Alcuni si trincerano dietro una presenza di locandine e quotidiani stranieri: ma, praticamente, sono solo scelte di facciata, secondo i rilievi fatti dai tecnici e dai vigili del Comune. Tanto che, conferma Del Re, «stiamo arrivando alle prime decadenze per chi non vende più i giornali».
Il Comune è partito dai casi più evidenti, legati a chioschi che vendono (quasi) solo pacchetti per turisti. Ma già altri rilievi sono stati avanzanti nei confronti di chi ha deciso di fare (quasi) solo vendita di souvenir. I casi più eclatanti, segnalati dagli uffici, si trovano ovviamente vicino al «castrum romano», alla zona più centrale dell’area Unesco, tra piazza della Repubblica, Duomo e piazza Signoria.
«Sono una decina», spiega Del Re, le diffide inviate. Non dice quali: ma è evidente che tra piazza Goldoni e via Pellicceria, via del Giglio e via dei Neri, sono tante le edicole che potrebbero essere toccate dal «richiamo» del Comune.
«Noi non vogliamo chiuderle: possono vendere “anche” souvenir, niente lo vieta» conferma Del Re. Tradotto: in maniera prevalente devono tornare a vendere giornali. Anche perché, proprio per sostenere la stampa, Palazzo Vecchio ha apportato sgravi sia alle edicole che ai bar e locali che vendono giornali e espongono le locandine fuori dagli esercizi.
Il sindaco Dario Nardella ha infatti annunciato, lo scorso 20 dicembre, che le edicole potranno usufruire, a partire dal primo gennaio 2018, di sgravi progressivi per il Cosap, il Canone di occupazione del suolo pubblico che pagano proprio per esporre le locandine sulla strada. Il Comune ha scelto di tagliare, infatti, a partire da gennaio, il Cosap del 30% nel 2018 (rispetto a quanto pagato per il 2017), del 70% nel 2019 (sempre in base a quanto pagato nel 2017) fino ad arrivare all’esenzione totale nel 2020. Ma gli sgravi non riguardano solo le edicole: infatti, le «civette», cioè le locandine di giornali, esposte fuori da bar e tabacchi non dovranno pagare nessun Canone di occupazione del suolo pubblico fin dal 2018.
Fin qui, la parte relativa agli sgravi: l’assessore Del Re però punta, sia per le edicole che per altre attività del centro, soprattutto artigiane, a forme di incentivi. «Un modo per difendere l’identità del centro storico e delle sue tradizioni», spiega. Avrebbe voluto già avviare qualcosa nel 2018 ma non ci sono ancora le condizioni di bilancio (che verrà presentato, quello preventivo, ed approvato nei due Consigli comunali previsti oggi e domani) e soprattutto quelle già attive, come l’abbattimento Imu «non sono così incentivanti».
L’idea a questo punto è provare a strappare, a livello nazionale, una sorta di «affitto concordato» per i fondi commerciali, in modo da dare più incentivi ai proprietari che cedono il proprio fondo, per lunghi periodi, ad attività artigianali. Attività che poi vedranno altri aiuti «per la promozione sul web, ripenseremo la mostra dell’artigianato». Questi, sono i propositi per il 2018.