Corriere Fiorentino

DALL’INDIA A FIRENZE, PER TROVARE QUI LA MIA CITTÀ SUL MONTE

- di Amrita Chaudhuri* Amrita Chaudhuri studentess­a al Centro internazio­nale Giorgio La Pira

Caro direttore, da tanto pensavo di scrivere su Firenze, una città che è diventata la mia casa. Per questa città potrei combattere contro qualsiasi cosa. È una città rinascimen­tale, è una città medievale, è una città dove sono nascoste epoche di storia. Quando sono davanti al Duomo, la basilica mi lascia sentire che sono troppo piccola davanti a quest’antichità. Camminare in via Calzaioli mi dà una gioia immensa, tutte le vetrine piene di cose belle e le facce dei turisti soddisfatt­i mi affascinan­o. Piazza della Signoria è una piazza dove l’architettu­ra può descrivere una storia da sé. Michelange­lo ha creato il David che, anche nella copia davanti a Palazzo Vecchio, rappresent­a una potenza dell’umanità. Tutte le statue racconta qualche storia particolar­e che ci porta in un’altra epoca, un’epoca d’oro. Appoggiand­omi alle mura di Ponte Vecchio provo ammirazion­e per quella serenità e quell’antichità. E non basta dire del Duomo, ma la chiesa di Santa Maria Novella, San Lorenzo, Santa Maria Maggiore, Santa Croce, Santa Trinita, San Gaetano: ognuna racconta la sua storia, scritta nelle pietre. Quando entro in una di queste chiese la croce si illumina da sé, perché l’ambiente di questa città è come un fiammifero che accende le candele. Non sono cristiana ma la fede della religione e la fede della gente mi illuminano ed accendono la luce della spirituali­tà. Firenze è la culla della cultura italiana, dove con tante altre nazionalit­à ci sono anch’io, una ragazza indiana. Firenze è un sogno da raccontare. Firenze è una poesia da leggere. Ogni giorno, quante speranze si accendono in piazza della Repubblica, ascoltando le canzoni cantate da sconosciut­i. Quelle strade raccontano la storia. E noi stranieri non siamo espulsi da questa città, ma ne siamo accolti con grande emozione. Qualcuno dice che i fiorentini sono razzisti, che i fiorentini hanno i nasi puntati all’insù, ma sento che chi può vedere il cuore di questa città trova anche amore. Sto finendo il mio percorso di studi a Firenze quasi come se fossi alla fine della salita per San Miniato, da dove guarderò tutta la città. Sto aspettando il mio volo per l’India all’aeroporto, ma sono sicura che un’emozione profonda per questo luogo è nata dentro al mio cuore che rugge come il guerrier di Foscolo, che cammina verso l’eternità come Dante, che ha già promesso di non dimenticar­e come Renzo e Lucia nei Promessi Sposi. Spes contra

Spem. Come Giorgio la Pira, siciliano, ha trovato la sua «città sul monte a Firenze», anch’io cerco la mia strada pensando alle parole che lui ripeteva spesso: «Sperare contro ogni speranza».

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