Uccide la moglie e tenta il suicidio Li trova la figlia
Scandicci: l’uomo, disoccupato, è noto per i suoi gesti eclatanti. A luglio era salito sul Duomo
Lei stava dormendo su un giaciglio per terra quando l’ha tramortita con un manganello, colpendola alle spalle. Poi l’ha presa di peso, l’ha trasportata nella camera da letto, ha preso una fascetta da elettricista e l’ha strangolata. Secondo il medico legale poco dopo le 6 di ieri mattina. Poi Rosario Giangrasso, 55 anni, ha cercato di nascondere il corpo della moglie Dao, 43enne di origini thailandesi, sotto il piumone. A quel punto l’uomo ha tentato il suicidio, tagliandosi le vene con due coltelli da cucina. Alle 11 la figlia di Giangrasso (16 anni), che dormiva in camera sua con il fratello (14 anni), si è alzata e ha visto il padre per terra, ma non la madre. Quindi ha chiamato il 112 e il 118. Sono stati i carabinieri della Compagnia di Scandicci e gli investigatori del Reparto operativo a scoprire il corpo della donna uccisa. In casa sono stati trovati alcuni biglietti lasciati dall’uomo, inviati subito alla pm Christine Von Borries che ha disposto l’esame autoptico. Giangrasso, portato in ospedale, è stato medicato all’ospedale di Torregalli e in serata è stato dimesso e portato a Sollicciano con l’accusa di omicidio volontario. Ha ucciso la moglie perché non riusciva a darle da vivere, racconta nei bigliettini. Per non separarsi dalla famiglia Giangrasso aveva detto di «essere disposto a tutto». Ex muratore di origini siciliane, nel 2011 aveva perso il lavoro e da allora temeva di non riuscire a mantenere moglie e figli e soprattutto temeva che i servizi sociali glieli portassero via: nel 2012 era salito sulla gru del cantiere del Centro Rogers per chiedere un lavoro.
Dopo quel gesto lo Scandicci Calcio gli aveva dato 7.500 euro come «tuttofare» nei campi sportivi, denaro che gli serviva per pagare l’affitto. Diventato moroso fu sistemato dal Comune «in un buco di 3 metri», racconta lui. La situazione economica non era migliorata, la sua paura era rimasta la stessa. Così nel 2013 aveva messo all’ospedale di Torregalli un cartello: «Vendo un rene al migliore offerente». La sua storia era finita sui giornali, il suo appello aveva trovato spazio anche in televisione, a «L’aria che tira», su La7. Qualche mese dopo era salito su un traliccio a Vingone, per paura di perdere la stanza che gli aveva messo a disposizione il Comune in un affittacamere. L’ultimo gesto eclatante lo aveva compiuto lo scorso luglio, quando si era arrampicato sulle impalcature allestite sul retro del Duomo di Firenze, sotto gli occhi di una folla di turisti: era sceso da solo dopo aver avuto dal sindaco di Scandicci Sandro Fallani l’impegno di un incontro.
L’allarme La figlia sedicenne lo ha visto a terra e ha chiamato carabinieri e 118