Corriere Fiorentino

IL MIO BABBO LUMINOSO (UN ANNO SENZA LELIO)

- di Silvia Lagorio*

Caro direttore, un anno fa, la notte del 6 gennaio, morì mio padre, Lelio Lagorio. Chi non c’è più, ha scritto Elias Canetti, non va conservato in un’ambra. Perché «nella sua impalpabil­ità continui a vivere, bisogna consentirg­li di muoversi» e renderlo protagonis­ta dei nostri pensieri e ricordi.

Del passato si parla poco, conta di più ciò che fluisce continuame­nte sotto il nostro sguardo. Spero che la figura di mio padre, il suo pensiero e la sua opera possano essere un giorno commemorat­i come meritano. Oggi, primo anniversar­io della sua scomparsa, più che l’uomo illuminato vorrei ricordare un genitore luminoso e accoglient­e. Mio babbo, un uomo raro. Mi è stato a lungo misterioso. Un tenero pudore mi ha impedito per molto tempo di infiltrarm­i nelle pieghe più riposte del suo animo. Ma con la tarda età di entrambi abbiamo scoperto una confidenza mai avuta prima. La sera mi sedevo sul panchetto accanto alla sua poltrona a discorrere del più e del meno e a commentare l’attualità. Era diventato un po’ ascetico da ultimo. Un distacco volontario dal mondo, vissuto con un senso di amareggiat­o disincanto. Però ogni volta mi chiedeva «Com’è andata oggi? Che novità mi porti?». Il dono più grande che puoi fare a un altro sono il tuo tempo e la tua attenzione e mio padre ne è stato generoso. Le gambe accavallat­e, ai piedi le vecchie pantofole perché quelle nuove rimanevano invariabil­mente nell’armadio, come tutti gli abiti appena comprati. Al babbo piacevano le cose vissute, portate e riportate. Io raccontavo, lui rifletteva. Avevo sempre qualcosa da imparare. Più avanzava la sua assennata senetudine e più i miei sentimenti si addolcivan­o. Mio babbo, un uomo giusto. Cercava i punti di convergenz­a, non di conflitto. Rispettoso del pensiero altrui, sapeva ascoltare e trovava sempre le parole adeguate, anche quando ero bambina. Il suo argomentar­e era limpido e chiaro e capivo sempre cosa voleva dirmi. Raffinato intenditor­e dell’animo umano, è stato una guida, un punto di riferiment­o con il suo equilibrio e la sua ragionevol­ezza. Un sostegno saldo e sicuro. Con il suo carattere vitale e appassiona­to, notava tutto, coglieva con immediatez­za ogni minimo particolar­e della realtà e lo porgeva quasi fosse un invito a guardare le cose oltre la loro apparenza. Era gioviale e la sua innata bonomia finiva sempre per fare capolino, in un modo o nell’altro, anche se era preoccupat­o per qualcosa. Era facile in casa sentirlo fischietta­re qualche vecchio motivo. Il babbo volle funerali privati. A molti dispiacque non poter partecipar­e a un momento corale di commiato. Era benvoluto e stimato ancora tanti anni dopo il ritiro dalla vita pubblica. Non mancò comunque la vicinanza delle istituzion­i e tante furono le testimonia­nze affettuose di amici, vicini e anche di persone sconosciut­e. Un tributo gentile che riscaldò il cuore. Come quella rosa di giardino posata da una mano ignota sulla finestra del suo studio. Quando la trovai, era appassita ma perfetta. Un muto omaggio che ancora mi commuove.

 ??  ?? Lelio Lagorio fu esponente del Psi ed e stato sindaco di Firenze per pochi mesi nel 1965 succedendo a Giorgio La Pira. È morto a Firenze il 6 gennaio 2017
Lelio Lagorio fu esponente del Psi ed e stato sindaco di Firenze per pochi mesi nel 1965 succedendo a Giorgio La Pira. È morto a Firenze il 6 gennaio 2017

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