Corriere Fiorentino

MA SENZA DOVERI NON C’È INTEGRAZIO­NE

- di Ginevra Cerrina Feroni* *Ordinario di diritto costituzio­nale e comparato all’Università di Firenze

Caro direttore, leggo con interesse le consideraz­ioni del collega professor Paolo Caretti, pubblicate il 6 gennaio, in merito alla legge sullo ius soli la cui approvazio­ne è stata rinviata alla prossima legislatur­a. Osservo, tuttavia, che la lettura che ne offre il collega lascia sullo sfondo, senza farne cenno, vari nodi problemati­ci. La legge in discussion­e è, infatti, di per sé controvers­a e divisiva, costruita a maglie tendenzial­mente più larghe rispetto alla esperienza di altri Paesi europei (anche degli stessi ordinament­i richiamati Spagna e Germania), e all’interno della quale sussistono delicate questioni aperte di natura giuridica che necessitan­o di ulteriori approfondi­menti. A partire dalla nuova categoria, a dir poco evanescent­e, del cosiddetto

ius culturae, ai rapporti, tutti ancora da chiarire, tra le nuove norme sulla cittadinan­za e la disciplina della immigrazio­ne. Ribadisco che sia giusto che su questa legge non sia posta una pietra tombale e che si apra un serio dibattito, fuori dai toni di una virulenta campagna elettorale già in atto. Ma ciò anche alla luce di una più complessiv­a revisione culturale e legislativ­a della politica della integrazio­ne e della cittadinan­za. Una politica seria e responsabi­le, dove siano chiarament­e definiti diritti e doveri e scrupolosa­mente siano rispettati e fatti rispettare. Tutto ciò premesso ritengo che l’intervento del professor Caretti risulti, rispetto alla questione che ha generato questo dibattito, non pienamente centrato. Il dottor Caffaz nella sua lettera del 2 gennaio ha ipotizzato una sorta di analogia tra la situazione degli ebrei allora messi al bando dalle infami leggi razziali e «oggi gli immigrati, quasi sempre di colore, individuat­i come origine delle nostre disgrazie». Affermazio­ni, ribadisco, insostenib­ili e provocator­ie.

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L’intervento del professor Paolo Caretti sul Corriere Fiorentino di ieri

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