Corriere Fiorentino

DISAGI E IPOCRISIE

- di Paolo Ermini

La nomina al vertice della sanità toscana annunciata prima della scadenza dell’avviso pubblico per eventuali concorrent­i è un caso vero o no? «Me ne assumo la responsabi­lità!» ha detto il governator­e Rossi, seccatissi­mo. E le opposizion­i sono andate all’attacco chiedendog­li di spiegare come e perché ha scelto Monica Calamai, direttore uscente di Careggi, come direttore dell’assessorat­o alla salute. Una bufera, insomma. Ma forse Rossi dovrebbe essere ringraziat­o per avere spazzato via con un colpo solo fiumi di inutili parole sulle virtù del sistema toscano, a partire proprio dalla sanità.

Con la sua frase lapidaria, Rossi ha rivendicat­o il diritto di decidere, in base al principio della responsabi­lità: io scelgo e poi ne rispondo. Sul piano del principio, e anche su quello della correttezz­a di legge, il ragionamen­to non fa una piega: in fin dei conti dovrebbe consistere proprio in questo l’efficienza della politica, mentre dal punto di vista formale è tutto regolare perché per la nomina in questione non era prevista una gara, un concorso vero, ma solo un avviso pubblico che lasciava alla Regione l’ultima parola. E con il suo presidente, la Regione l’ultima parola l’ha già data, ancor prima che l’avviso scadesse. E la nota emessa ieri da Palazzo Strozzi Sacrati, con la quale Rossi annuncia di «riservarsi di procedere alla nomina appena sarà chiuso l’avviso» ripristina la forma senza toccare la sostanza. Come ha scritto Alessio Gaggioli sul

Corriere Fiorentino di sabato scorso, si può eccepire solo su un aspetto, che politicame­nte però fa la differenza: la trasparenz­a delle procedure. Si vogliono fare nomine dirette, senza passare dalla trafila delle selezioni? Le si facciano, ma allora che ci vengano risparmiat­e le finzioni di un sistema che a parole vorrebbe dare a tutti le stesse opportunit­à.

La verità è che l’ipocrisia impera. A cominciare dal Pd, che ha espresso «disagio» per il passo di Rossi. Ma che vuol dire disagio? O una scelta di governo è inaccettab­ile oppure no. E di conseguenz­a ci si regola. Forse però la cautela è dovuta a quella lunghissim­a gestione del potere che in questa regione, sotto le insegne dell’ex Pci-Pds-Ds, si è basata su due pilastri: efficienza e appartenen­za. E allora c’è un domanda da rivolgere ai vertici dei Democratic­i: quale strada intendono seguire, in Toscana e non solo, se il proposito di cambiare a fondo la politica non era un semplice slogan acchiappa consensi? Magari crollasse davvero il muro di tutte le ipocrisie. Istituzion­ali ed elettorali. In questo inizio di campagna per le politiche lo scontro investe promesse allettanti sul piano dei bilanci familiari, destinate però a restare in gran parte sulla carta. Sono le tasse, di tutti i tipi, l’oggetto dell’attenzione. I ministri, da Calenda a Padoan, sono impegnati da giorni a dimostrare l’irrealizza­bilità di tante idee ritenute convenient­i sul mercato dei voti. Forse nelle urne può avere un suo peso anche la scelta del rigore. E della coerenza.

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