MEDEA DALL’AVVOCATO
Otello? Non solo non era affatto «moro», bensì brianzolo e anche di simpatie leghiste…
Ma lungi dal soffocare, lui, Desdemona nel fatal cuscino, accecato dalla gelosia, verrà invece lui, da lei, soffocato, nelle spire di un piumino: ovviamente un articolo Ikea ecologico/no-cruelty/animalista (pjümmø) dall’imbottitura rigorosamente vegetale. Mentre Paolo Malatesta, eroe romantico e sfortunato del V Canto della Divina Commedia, grazie al refresh politically-correct di una futura
lectura Dantis benignesca, finalmente potrà leggere «avante» il suo libro galeotto, nello spazio-pòmicio di una Feltrinelli Red, limonando a tutta manetta con la cognatina Francesca: a sua volta sfuggita al matrimonio infelice e alla violenza femminicida di Gianciotto, grazie al riparo trovato in una riminese casa-famiglia dell’associazione Artemisia. Eh, sì. Dopo la Carmen applaudita, ma anche sonoramente fischiata, che nel finale non muore accoltellata da Josè, ma lo uccide come Uma Thurman col perfido Bill in un film di Tarantino (e se poi la pistola fa cilecca, pazienza: Josè, che poi era un cacasotto, schianta d’infarto per la strizza), dopo cotanta ardita rilettura, si è creato il precedente, in ambito operistico, letterario e teatrale, per ogni revisionismo in chiave progressista. Perché mai la povera Signorina Else di Schnitzler, di replica in replica, dovrebbe continuare a denudarsi, e poi suicidarsi per la vergogna, innanzi ad un laido riccone, a subire la di lui lussuria sessista e classista per salvare la famiglia messa nei guai da un padre sciagurato? Le (eventuali) colpe dei padri non meritano nemmeno le dimissioni di una bella donna da ministro o da sottosegretario, figurarsi… Al limite, Else sopporterà le molestie sessuali in cambio di una parte da protagonista in un film della Miramax, denunciando poi tempestivamente l’oltraggio subìto: dieci anni dopo, ormai famosa, alla cerimonia degli Oscar: «Me too». E mentre in una nuova rilettura di Urs Fisher del capolavoro del Giambologna, le Sabine metteranno in fuga i Romani stupratori a suon di calcioni nei testicoli, ecco farsi avanti per palcoscenici e teatri tutta un’eletta schiera di fiere vendicatrici di se stesse. Avanti a tutte Medea. Che, piantata da Giasone, non incorrerà nella spiacevole scorrettezza di trucidare i figlioletti concepiti dal fedifrago nel di lei grembo (con grande scorno di Bruno Vespa, che già pregustava un plastico della Reggia di Corinto, e dieci puntate di «Porta a Porta» ). Ma, al contrario, riuscirà ad estorcere all’ex marito, per sé e per la prole, un sontuoso assegno di mantenimento che — Cassazione permettendo — ridurrà Giasone con le pezze al culo, in una casa per padri separati. Subito dietro, Cio-Cio-San. La Madama Butterfly. Che, avvistato, ad occhi asciutti, l’atteso fil di fumo, accoglierà Pinkerton come si merita (lui sì, farfallone): con un pernacchione in giapponese e uno «yankee go home» presagio di Hiroshima, felicemente e civilmente unita alla fedele Suzuki. E infine, per tornare a Dante, la Pia: Pia de’ Tolomei. Che pur «disfatta» in Maremma ad opera del marito traditore, riuscirà quanto meno a denunciarlo nome e cognome, se non a Dante, alla Veronica Pivetti in diretta streaming dal Purgatorio durante una puntata di «Amore Criminale» su RaiTre. Applausi applausi. Anzi: ospitata da Fazio e standing ovation. Ma anche stavolta, chissà perché, diversi fischi.