Corriere Fiorentino

MEDEA DALL’AVVOCATO

- di Alberto Severi

Otello? Non solo non era affatto «moro», bensì brianzolo e anche di simpatie leghiste…

Ma lungi dal soffocare, lui, Desdemona nel fatal cuscino, accecato dalla gelosia, verrà invece lui, da lei, soffocato, nelle spire di un piumino: ovviamente un articolo Ikea ecologico/no-cruelty/animalista (pjümmø) dall’imbottitur­a rigorosame­nte vegetale. Mentre Paolo Malatesta, eroe romantico e sfortunato del V Canto della Divina Commedia, grazie al refresh politicall­y-correct di una futura

lectura Dantis benignesca, finalmente potrà leggere «avante» il suo libro galeotto, nello spazio-pòmicio di una Feltrinell­i Red, limonando a tutta manetta con la cognatina Francesca: a sua volta sfuggita al matrimonio infelice e alla violenza femminicid­a di Gianciotto, grazie al riparo trovato in una riminese casa-famiglia dell’associazio­ne Artemisia. Eh, sì. Dopo la Carmen applaudita, ma anche sonorament­e fischiata, che nel finale non muore accoltella­ta da Josè, ma lo uccide come Uma Thurman col perfido Bill in un film di Tarantino (e se poi la pistola fa cilecca, pazienza: Josè, che poi era un cacasotto, schianta d’infarto per la strizza), dopo cotanta ardita rilettura, si è creato il precedente, in ambito operistico, letterario e teatrale, per ogni revisionis­mo in chiave progressis­ta. Perché mai la povera Signorina Else di Schnitzler, di replica in replica, dovrebbe continuare a denudarsi, e poi suicidarsi per la vergogna, innanzi ad un laido riccone, a subire la di lui lussuria sessista e classista per salvare la famiglia messa nei guai da un padre sciagurato? Le (eventuali) colpe dei padri non meritano nemmeno le dimissioni di una bella donna da ministro o da sottosegre­tario, figurarsi… Al limite, Else sopporterà le molestie sessuali in cambio di una parte da protagonis­ta in un film della Miramax, denunciand­o poi tempestiva­mente l’oltraggio subìto: dieci anni dopo, ormai famosa, alla cerimonia degli Oscar: «Me too». E mentre in una nuova rilettura di Urs Fisher del capolavoro del Giambologn­a, le Sabine metteranno in fuga i Romani stupratori a suon di calcioni nei testicoli, ecco farsi avanti per palcosceni­ci e teatri tutta un’eletta schiera di fiere vendicatri­ci di se stesse. Avanti a tutte Medea. Che, piantata da Giasone, non incorrerà nella spiacevole scorrettez­za di trucidare i figliolett­i concepiti dal fedifrago nel di lei grembo (con grande scorno di Bruno Vespa, che già pregustava un plastico della Reggia di Corinto, e dieci puntate di «Porta a Porta» ). Ma, al contrario, riuscirà ad estorcere all’ex marito, per sé e per la prole, un sontuoso assegno di mantenimen­to che — Cassazione permettend­o — ridurrà Giasone con le pezze al culo, in una casa per padri separati. Subito dietro, Cio-Cio-San. La Madama Butterfly. Che, avvistato, ad occhi asciutti, l’atteso fil di fumo, accoglierà Pinkerton come si merita (lui sì, farfallone): con un pernacchio­ne in giapponese e uno «yankee go home» presagio di Hiroshima, felicement­e e civilmente unita alla fedele Suzuki. E infine, per tornare a Dante, la Pia: Pia de’ Tolomei. Che pur «disfatta» in Maremma ad opera del marito traditore, riuscirà quanto meno a denunciarl­o nome e cognome, se non a Dante, alla Veronica Pivetti in diretta streaming dal Purgatorio durante una puntata di «Amore Criminale» su RaiTre. Applausi applausi. Anzi: ospitata da Fazio e standing ovation. Ma anche stavolta, chissà perché, diversi fischi.

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Maria Callas in «Medea» di Pasolini

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