Corriere Fiorentino

Omicidio Ashley, confermati in Appello i 30 anni a Cheick Il padre della ragazza in aula

L’Appello conferma i 30 anni. Il padre di lei in aula

- di Antonella Mollica

Non c’è stato il colpo di scena che si aspettava l’imputato. Ieri al processo d’appello per l’omicidio di Ashley Olsen, la donna americana di 35 anni, strangolat­a nel suo appartamen­to in Oltrarno l’8 gennaio 2016, è stata confermata la condanna del primo grado: trent’anni a Cheick Diaw, 29 anni, il giovane conosciuto la sera prima nella discoteca Montecarla. In aula, davanti alla Corte d’assise d’appello, presieduta dal giudice Maria Cannizzaro, a due passi l’uno dall’altro c’erano il senegalese e il padre di Ashley, accompagna­to dagli avvocati Michele Capecchi e Alessandro Vinattieri. «Sono felice di questa sentenza, abbiamo avuto giustizia — dice il professore Walter Olsen che vive e insegna da anni arte a Firenze — in questo processo ho sentito cose orribili su mia figlia. Lei era una ragazza bellissima e buona. Ashley non se l’è cercata, come ha detto qualcuno. Io sono orgoglioso di lei».

All’inizio dell’udienza, ieri mattina, il sostituto procurator­e generale Nicola Miraglia, aveva chiesto per Cheick la condanna all’ergastolo con l’aggravante della crudeltà ma la Corte ha ritenuto di confermare i trent’anni inflitti dalla Corte d’assise un anno fa. Tra il pubblico anche gli amici e il fratello di Cheick: «Adesso speriamo nella Cassazione, siamo nelle mani di Dio. È stato facile condannare lui ma i giudici non hanno tenuto conto delle troppe cose che non quadrano in questa vicenda».

Gli avvocati difensori di Cheick, Antonio Voce e Federico Bagattini, durante l’arringa avevano messo in fila tutti i punti deboli dell’inchiesta: sul collo di Ashley sono state trovate tracce di dna del fidanzato, con il quale lei aveva litigato due giorni prima, alcune macchie di materiale biologico sui vestiti indicano che quando venne uccisa Ashley era vestita mentre fu ritrovata nuda proprio dal fidanzato nell’appartamen­to di via Santa Monaca. Una ricostruzi­one che evidenteme­nte non ha convinto i giudici togati e quelli popolari.

Al termine delle indagini condotte dalla squadra mobile e coordinate dal pm Giovanni Solinas, a tempo di record, un anno fa era arrivata la sentenza della Corte d’Assise presieduta dal giudice Raffaele d’Isa. Nessun dubbio sul fidanzato di Ashley: «Il rapporto era un po’ burrascoso — avevano scritto i giudici — ma tutte le dichiarazi­oni dell’uomo sono coerenti e hanno trovato ampi riscontri. Escluso che quel litigio possa assurgere anche sul piano ipotetico a movente dell’omicidio.

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Ashley Olsen, la giovane americana strangolat­a in Oltrarno l’8 gennaio 2016 A sinistra Cheick Diaw, condannato per l’omicidio
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