Mika, le chiavi della città e un sogno «Cantare davanti a Masaccio»
Palazzo Vecchio, riconoscimento alla pop star. «Mia madre mi ha detto: non perderle»
Il sindaco Dario Nardella ha consegnato le «Chiavi della città» al cantante Mika per la vicinanza e l’affetto dimostrate verso Firenze ricordando l’impegno di Firenze al suo fianco contro l’omofobia. La pop star ha improvvisato uno show in Palazzo Vecchio e si è proposto per un concerto alla Cappella Brancacci. «Mia madre — ha scherzato — mi ha detto di stare attento a non perderle»
«Per me le chiavi rappresentano un legame». E Mika, i legami, è abituato a vederli rompere: da sempre giramondo, cresciuto quasi senza patria, dal Libano all’Inghilterra, poi l’Italia, ora gli Stati Uniti. Ecco perché «mia madre stamani mi ha chiamato e me l’ha detto: mio caro, questa volta stai attento, non le perdere sul bus come fai sempre» ha raccontato con il suo solito fare giocoso. La platea in Sala Leone X scoppia a ridere. Perché le chiavi di cui parla, e che regge «faticosamente» facendo finta che pesino come macigni, sono le chiavi della città che il sindaco Dario Nardella gli ha appena consegnato. «Nella mia vita è rimasta solo la chiave dell’arte, quella che ti dà la libertà di esprimerti» racconta la popstar indicando ancora la confezione d’onore contenente la riproduzione dei chiavistelli delle quattro porte cittadine.
Palazzo Vecchio ha voluto omaggiare Mika «per aver dimostrato in questi anni vicinanza e grande affetto per Firenze» si legge nella motivazione. Nardella ha ricordato il concerto al Maggio dello scorso anno e le scritte omofobe che accompagnarono un’altra sua esibizione nel 2015 con «la città che si unì compatta al suo fianco». A proposito del Maggio, non ha fatto mancare il suo appoggio alla
Carmen dal finale cambiato che tanto sta facendo discutere: «Sono contento che non muoia — ha detto — Una donna può anche essere un’eroina senza morire». E ripensando allo spiacevole episodio omofobo, è stato sottolineato come il riconoscimento delle Chiavi abbia anche un forte valore politico sul fronte dei diritti civili di cui Mika, omosessuale dichiarato, è sempre stato un alfiere: ribadendo la necessità di aprire all’adozione da parte di coppie gay perché «l’amore si provoca con l’amore e la tolleranza. L’intolleranza, l’odio e la violenza si provocano con il rifiuto e l’intolleranza». Per il cantante occorre fare «tutto quello che può incoraggiare questa idea che è l’investimento tra una persona l’altra: una donna e un uomo, due donne, due uomini, non importa».
Firenze ha dimostrato di amarlo e lui ricambia. Promette di tornare più spesso. E propone «un concerto alla Cappella Brancacci» dove si è recato poco prima della cerimonia testandone anche l’eco e l’acustica al fianco del frate carmelitano che gli ha fatto da guida. Anzi, «fosse per me, mi esibirei in tutti i musei della città». Ricorda quando, per il suo show televisivo Stasera
Casa Mika, provò a guidare un taxi per le strade della città: «Meglio prenderlo che guidarlo — ha chiosato — mi stavo trasformando in un tassista parigino, di quelli che inveiscono contro i turisti».