A Pisa intesa in salita Pressing su Gelli, Fontanelli non ci sta
«Bisognerebbe impegnarsi per perdere». PISA Marco Filippeschi, sindaco uscente non ricandidabile, sfodera il sondaggio da lui commissionato a Stefano Draghi per dire che qui il Pd regge, «ha il 35%», Liberi e Uguali ha «oltre il 9%» e che un eventuale candidato di centrosinistra è ad un passo dal vincere al primo turno. In realtà, il sondaggio dice che, come successo più volte, il ballottaggio è quasi una certezza: e se un tempo era la formula magica per vincere col (centro)sinistra, negli ultimi anni è stata la
damnatio per il Pd, da Livorno a Pistoia. Ma come ci si andrà? Col Pd unito a Liberi e uguali, col Pd e liste civiche? Il Pd regionale è convinto che ci sia un nome che potrebbe (ri)unire il centrosinistra: ma l’interessato, Federico Gelli, deputato uscente, ha già detto di no. «Dovrebbe muoversi il capo», sfugge a diversi nel Pd pisano. Cioè Renzi che — fanno notare malignamente gli stessi Dem —non ha ancora chiamato Gelli per confermargli la candidatura alla Camera. In realtà, nel difficile puzzle delle candidature, Renzi non ha chiamato quasi nessuno. Ma Gelli è davvero così «inclusivo»? No, a sentire Paolo Fontanelli, ex sindaco, ora in Liberi e uguali: «Qui si andrà, come quasi sempre, al ballottaggio. Ci vuole un candidato inclusivo, al ballottaggio, e né Gelli né altri mi paiono esserlo. Il nostro resta uno schema di centrosinistra, anche se non è semplice comporlo. Dopo le elezioni del 4 marzo, bisognerà vedere il quadro politico». Insomma, «si può ragionare di andare divisi prima e vediamo uniti dopo». Nessuna alleanza al primo turno? «Il Pd non può dire: questi sono i nomi dei candidati sindaco, scegliete. Per un accordo, ci vuole un confronto, un tavolo». E magari il risultato delle Politiche.