«L’impianto geotermico? Non fatelo qui»
Dossier Arpat: tutte le grandi opere contestate da cittadini e associazioni
No e ancora no agli impianti che producono energie rinnovabili. È questo forse il paradosso più evidente fotografato dal nuovo rapporto dell’Osservatorio media permanente Nimby, che in Toscana vede 30 contestazioni, mosse da comitati, cittadini, associazioni, amministrazioni locali, ad opere giudicate di interesse nazionale. I dati si riferiscono alle proteste finite sui media nel 2106 e tutte le nuove opere contestate in Toscana, rispetto al precedente rapporto, sono impianti geotermici.
Nel dettaglio, i nuovi «no» sono andati agli impianti geotermici di Castelnuovo, Cortolla Montecatini Val di Cecina, La Fornace e Soiana, in provincia di Pisa, di Casa del Corto a Piancastagnaio e Lucignano e Radicondoli a Siena e al permesso di ricerca per risorse geotermiche a Casanova, sempre in provincia di Siena. Nel lungo elenco italiano, in cui Arpat ha esaminato le proteste in Toscana, spiccano poi discariche, inceneritori (Scarlino) e termovalorizzatori (Case Passerini), impianti a biomasse, i rigassificatori, gli impianti di compostaggio di Gello di Pontedera e di Piteglio, nel pistoiese, centrali idroelettriche. Insomma, tutte infrastrutture legate ad energie e rifiuti ed il rapporto sottolinea come le preoccupazioni principali siano l’impatto sull’ambiente (secondo il 30% dei soggetti coinvolti), l’assenza di coinvolgimento e partecipazione, gli effetti sulla salute a causa dell’emissione nell’aria, nell’acqua o nella terra di sostanze liquide o gassose. In particolare le contestazioni sull’energia geotermica riguardano il possibile effetto sulla stabilità e la natura del sottosuolo per l’attività di «scambio» tra acqua e aria che produce energia.