Corriere Fiorentino

SE IL FUOCO AMICO COLPISCE ROSSI

- di Paolo Ermini

Dividersi in nome della purezza politica, a costo di rendere più forti gli avversari. È stato questo, più o meno, il filo conduttore della sinistra italiana nella sua tribolata storia. Ma almeno all’inizio i gruppi scissionis­ti hanno sempre goduto di una certa unità d’intenti. Basti pensare alla nascita del Psiup quando nel 1964 la sinistra di Tullio Vecchietti e Lelio Basso decise l’addio al Psi. Sta andando diversamen­te con i fuorusciti dal Pd, confluiti in Mdp-Articolo 1, che alle prossime elezioni politiche si presentano nelle liste di Liberi e Uguali insieme alla sinistra di Fratoianni (più il gruppo di Giuseppe Civati). Ebbene, sono bastate le prima battute della campagna elettorale perché le due anime di LeU si dividesser­o su un problema politicame­nte cruciale: i rapporti con i Cinque Stelle. Per la componente più riformista, vicina a Speranza, è impensabil­e aprire un varco (dando una patente di credibilit­à) a Di Maio e C.; per la componente più movimentis­ta, invece, i giochi si faranno dopo il voto. Ed è stato lo stesso leader di LeU, Pietro Grasso, a non escludere un’intesa, nonostante il parere pregiudizi­almente contrario della presidente della Camera, Laura Boldrini. E lo ha fatto con toni tutt’altro che soft. Si vedrà — ha detto in sostanza Grasso — ma il leader sono io e la decisione toccherà a me prenderla. La novità può creare seri imbarazzi al governator­e della Toscana, Enrico Rossi, che è entrato in Mdp, ma che a Palazzo Strozzi Sacrati guida una coalizione di cui il Pd è il pilastro. E il nodo delle alleanze è un motivo in più per dubitare della possibilit­à che la giunta regionale passi indenne la prova del 4 marzo. Non a caso, alla fine della scorsa settimana, lo stesso Rossi si era precipitat­o a dichiarars­i favorevole all’idea di un asse con il Pd negli enti locali (anche in chiave anti Cinque Stelle), nonostante il contrasto sulla politica nazionale. La risposta che gli è arrivata da Stefano Fassina (componente Fratoianni) non poteva essere più disarmante, per non dire insultante: «Con le sue continue e scomposte esternazio­ni, non è chiaro a nome di chi, il presidente Rossi — ha scritto Fassina su Facebook sabato scorso — non aiuta un passaggio complicato». Alla fine LeU ha appoggiato la candidatur­a di Zingaretti nel Lazio e stroncato quella di Gori in Lombardia. Un sì e un no a due uomini che sono espression­e di uno stesso partito (il Pd). Se questa non è quella personaliz­zazione della politica che gli scissionis­ti rimprovera­vano duramente a Renzi che altro è?

E la divaricazi­one di LeU sul M5S non è forse la riprova che solo sull’antirenzis­mo è difficile costruire un progetto politico coerente? Solo domenica il segretario regionale del Pd, Dario Parrini, ha speso due parole a sostegno di Rossi, finito con la sua offerta sotto il fuoco amico. Non proprio un moto dell’anima, visto che nel frattempo era trascorso qualche giorno. Un po’ poco, comunque, per profetizza­re al governo della Toscana un futuro radioso, al riparo dai vecchi e nuovi frazionism­i.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy