Corriere Fiorentino

Pasquino: errore storico, e poi c’è la questione etica

Il politologo Pasquino: per frasi così gli elettori dovrebbero poter revocare la carica

- G.G.

«Che uno debba ricorrere a Mussolini per farsi un po’ di pubblicità è già abbastanza riprovevol­e. Che questo lo faccia un presidente di Quartiere del Pd diventa anche molto preoccupan­te. Forse è l’effetto dello scarso studio della storia italiana». Il politologo Gianfranco Pasquino commenta così l’uscita di Sguanci.

Al primo tentativo, una risposta non riesce neppure a darla. Al professor Gianfranco Pasquino, emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, scappa una risata, quando gli si chiede un giudizio sulla frase sul Duce pronunciat­a da Maurizio Sguanci: «Lo scriva che sto ridacchian­do, mi raccomando», dice il politologo.

Professore, riproviamo: un rappresent­ante del Pd dice che nessuno in questo Paese è stato capace di fare quanto Mussolini. Che effetto le fa?

«Che uno debba ricorrere a Mussolini per farsi un po’ di pubblicità è già abbastanza riprovevol­e. Che questo lo faccia un presidente di Quartiere del Pd diventa anche molto preoccupan­te. Forse è l’effetto dello scarso studio della storia italiana. Sarebbe meglio che chi si occupa di politica parlasse delle cose che lo riguardano più da vicino, sempre che il Pd ritenga che la conoscenza della storia sia importante».

Ma è possibile scindere, in un dittatore, i crimini dalle sue decisioni amministra­tive?

«Di dittatori che ne sono stati molti, ma davvero ce n’è anche uno solo che alla fine della sua vita abbia migliorato la vita dei suoi concittadi­ni? Certamente no. C’è una ricerca comparata fatta su un numero enorme di Paesi che dice che la differenza sicura, accertata tra i regimi dittatoria­li e le democrazie, anche quelle che funzionano abbastanza male come la nostra, è nell’aspettativ­a di vita: i cittadini in democrazia vivono dai cinque ai dieci anni di più dei cittadini che vivono in Paesi non democratic­i».

A Firenze il caso agita la maggioranz­a in Consiglio comunale. Mussolini ancora oggi è al centro del dibattito politico, scuote coalizioni e assemblee elettive. È giusto che sia così?

«Il problema è etico. Un presidente di Quartiere che fa un errore storico clamoroso dovrebbe sentire la necessità di dimettersi per il bene del Pd. Se non lo fa, il Consiglio di Quartiere dovrebbe chiederne le dimissioni. Il sindaco invece potrebbe fare un po’ da Presidente della Repubblica: la famosa moral suasion, cercare con la persuasion­e morale di dire a costui che deve andarsene». Quindi è giusto?

«È giusto. Così come direi al candidato della Regione Lombardia per il centrodest­ra (Attilio Fontana, ndr) che ha detto cose pazzesche sulla razza, che dovrebbe farsi da parte; e che dovrebbero chiedergli­elo i suoi sostenitor­i. Anzi, nel caso di Firenze, mi sento quasi di fare un assist ai Cinque Stelle: bisognereb­be che nel regolament­o del Quartiere, di fronte a un’affermazio­ne come quella del presidente, ci fosse la possibilit­à di revoca della carica da parte degli elettori».

Quanto la preoccupa che la visibilità che nelle ultime settimane hanno ottenuto le organizzaz­ioni di estrema destra?

«Posso dare due risposte. Quella politicame­nte corretta è: sono molto preoccupat­o. Quella meno politicame­nte corretta è: queste cose brutte, sporche, stupide, segnalano che questa società invece di crescere stia diventando più corporativ­a, più egoista, più ignorante; ma ci segnalano anche che purtroppo la politica non è che la rappresent­azione esatta della società».

 Un passo indietro Il presidente del Quartiere dovrebbe sentire la necessità di dimettersi per il bene del Pd. Oppure il sindaco dovrebbe convincerl­o ad andarsene

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Gianfranco Pasquino, docente emerito di Scienza politica all’Università di Bologna

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