«Stop zone grigie»
Franchi e le accuse al calcio dilettanti: «Servono regole certe e più cultura»
«Da zone grigie come quelle che emergono dall’inchiesta della procura di Prato si esce solo migliorando la cultura, non solo calcistica, del Paese. Anche mio padre lo diceva: etica e cultura non possono mai essere messe in secondo piano». Francesco Franchi è il figlio dell’ex presidente Figc, Uefa e Fifa Artemio e dal 27 dicembre è stato nominato vice presidente della Lega Nazionale Dilettanti. A pochi giorni dalle elezioni federali e nel pieno della bufera per le presunte combine nel calcio dilettanti toscano, Franchi parla di riforme, autarchia e valori da riconquistare.
Che effetto le ha fatto leggere di presunte partite truccate in Toscana?
«Siamo tutti colpiti da questo, mi auguro che dalle indagini escano coinvolgimenti marginali: in caso contrario non resterebbe che imporre pene severe».
Dagli atti della procura esce una zona grigia del calcio dilettanti molto vasta. Quali possono essere i rimedi per evitare tutto questo?
«Il nostro movimento ha mega numeri come un milione di tesserati e 60 mila squadre, qualche mela “meno sana” può diventare fisiologica. La strada comunque resta allargare la cultura del Paese. Ai giovani bisogna far capire che il furbetto non è migliore degli altri: il calcio può fare moltissimo». Come?
«Guardi, io sono anche presidente della Fondazione Franchi e proprio la nostra fondazione ha proposto “Eduprogram”, un progetto che mette in relazione famiglia, società, allenatori, ragazzi e scuola. Il fine è il percorso di crescita dei giovani, perché l’atleta per essere davvero bravo deve essere prima di tutto uomo».
Il fine è nobile, la realtà però dice che ci sono club in crisi che non pagano gli stipendi. E questo non può che favorire il crearsi della famosa zona grigia...
«Per iscrivere le squadre ai campionati esistono regole da rispettare, gli stipendi vanno pagati e le tasse pure. Chi non sta ai patti paga. Più che un problema di soldi credo sia di educazione: il sistema oggi dà valori distorti come quello delle tv commerciali, i ragazzi anche in pizzeria leggono i social invece che parlarsi. Bisogna tornare a leggere giornali, a parlarsi in famiglia e proporre programmi seri in tv. Il malcostume si può correggere anche nel calcio, mi fa effetto per esempio vedere atleti di serie A immersi nelle loro cuffie a pochi minuti dall’inizio di una partita». Il 29 gennaio ci saranno le elezioni federali e l’Italia fuori dal Mondiale è ancora una ferita aperta. Qual è la vostra proposta?
«La Lega Dilettanti ha candidato all’unanimità Cosimo Sibilia, nel programma la parola chiave è autarchia. Nel calcio di vertice la maggior parte del denaro investito finisce all’estero, noi vorremmo restasse in Italia. Per arricchire i nostri club, investire sui settori giovanili e sulle infrastrutture. È un processo lungo, ma Spagna e Inghilterra sono su questa stessa strada».
Un’idea non facile da mettere in pratica. Il libero mercato va in senso opposto.
«E infatti bisogna essere in grado di crearci in casa calciatori migliori. Siamo favorevoli all’inserimento delle squadre B nell’attuale serie C, anche la Fiorentina, da anni, chiede una riforma del genere: così i Primavera più interessanti potrebbero subito confrontarsi col mondo professionistico. Prima di tutto però, ripeto, bisogna creare una cultura di base: molti dei nostri ragazzi non riescono neppure a parlare in inglese. Il governo deve darci una mano, servono riforme nel calcio ma anche nella vita comune. Auspichiamo un tavolo com,une con il ministro dello sport Lotti quanto prima».
Etica e cultura. Sembra di sentir parlare suo padre Artemio...
«Beh, il dna è quello e poi il mondo cambia ma certi valori non possono essere dimenticati».
Vice presidente Lnd Ai giovani bisogna far capire che il furbetto non è migliore Il futuro della Figc? Puntare sul made in Italy e sulle squadre B