«Con la prova del governo addio al giustizialismo»
«I Cinque Stelle si stanno adeguando a quel senso di realtà che non può essere estraneo alla politica. Da Tangentopoli in poi è difficile per tutti i partiti resistere all’uso strumentale della giustizia». Il politologo Marco Tarchi spiega così l’atteggiamento morbido del Movimento verso Filippo Nogarin.
«I Cinque Stelle si stanno adeguando a quel senso di realtà che non può essere estraneo alla politica». Il politologo Marco Tarchi spiega così l’atteggiamento morbido del Movimento verso Filippo Nogarin, indagato nell’inchiesta sull’alluvione di Livorno. E avverte: non è sulle inchieste che i grillini rischiano di perdere consensi, ma «sulla disponibilità a fare alleanze».
Professor Tarchi, il sindaco di Livorno, indagato per concorso in omicidio colposo, su Facebook ha spiegato che continuerà a fare il sindaco con il massimo impegno. Non è una contraddizione per chi, come i grillini, fino a pochi mesi fa invocava le dimissioni dei politici indagati?
«Lo considero semmai un adeguamento a quel senso della realtà che non può — e non dovrebbe — mai essere estraneo alla politica. Che il Movimento Cinque Stelle dia prova di comprenderlo mi sembra un passo avanti. Anche qualora non si accetti il principio per cui ognuno deve essere considerato innocente sino a quando non è condannato, un conto è essere accusati di corruzione, un altro è vedersi contestare una corresponsabilità nella gestione delle conseguenze di un drammatico evento naturale come l’esondazione di un fiume. Ormai, il principio — e il sospetto — della responsabilità oggettiva sta dilagando, e se un paziente muore dopo un’operazione la prima conseguenza è la denuncia del chirurgo. Si cercano sempre ed ovunque colpevoli “a prescindere”. Che non ci si adegui a questa deriva — che negli Stati Uniti è da tempo giunta al parossismo — lo ritengo un fatto positivo». Secondo le nuove regole
del M5S non è più un avviso di garanzia il discrimine per bocciare una candidatura, ma essere accusati di cose lesive per l’immagine del movimento. Una mossa salva Raggi e salva Nogarin o per mettersi al riparo da guai interni se M5S andrà al governo?
«Come dicevo, si tratta di applicare una buona dose di buonsenso alle valutazioni politiche. Il M5S è chiamato alla prova dell’istituzionalizzazione, che non si può superare soltanto assegnandosi l’etichetta di movimento o di “non-partito”, e trovarsi di fronte a situazioni insidiose fa parte delle regole del gioco. Attrezzarsi per non rimanervi invischiati era indispensabile».
È la presenza nelle istituzioni e la prova di governo nelle amministrazioni locali ad aver cambiato l’approccio dei Cinque Stelle alla materia giustizia?
O cosa altro?
«La moltiplicazione delle esperienze di gestione amministrativa ha certamente imposto al M5S un bagno di realtà e fatto capire ai suoi esponenti coinvolti in prima persona nelle istituzioni che non basta comportarsi secondo gli ordinari criteri di correttezza per scansare il rischio di imbattersi
in un avviso di garanzia. Avere fiducia nella giustizia in linea generale non significa dare per scontato che le ipotesi accusatorie di un magistrato inquirente siano fondate, e questa regola deve valere per tutti».
Le indagini sui sindaci indeboliscono elettoralmente il movimento? Pesano più le inchieste o gli errori amministrativi?
«Ci sono, anche fra coloro che hanno scelto in passato il M5S, vari tipi di elettori. Alcuni possono aver pensato di aver trovato una formazione politica esente dal peccato di Adamo, senza macchia e senza paura, in grado di offrire sempre ed ovunque un esempio cristallino di efficienza e trasparenza. In costoro episodi come quelli di cui stiamo parlando possono suscitare delusione. Altri certamente hanno espresso una preferenza di tipo comparativo, giudicando i grillini migliori, o meno peggiori, dei loro concorrenti. In questo caso, difficilmente un’inchiesta giudiziaria o un intoppo amministrativo potranno indurli a cambiare cavallo. Semmai, il MoVimento rischia molto a causa dell’annunciata disponibilità a trovare alleanze post-voto in funzione governativa, seppure sulla base di convergenze di programma. Sappiamo che molti dei voti raccolti sin qui dal M5S erano espressione di una protesta verso la classe politica e di una speranza di radicale diversità dal resto del panorama. Il sospetto di slittamenti tattici verso destra o verso sinistra potrebbe suscitare reazioni negative e spingere un certo numero di sostenitori verso l’astensione».
Il Pd di Renzi, che si è sempre dichiarato garantista, attraverso Democratica si è affrettato a twittare la notizia dell’avviso di garanzia a Nogarin. È così difficile non cedere alla tentazione di usare politicamente la giustizia?
«Non è mai stato facile, ma da Tangentopoli in poi in Italia è diventato impossibile per tutti i politici, che lo ammettano o meno. Le reciproche invasioni di campo fra magistratura e politica, che un tempo costituivano eccezioni e sollevavano diffuse perplessità, sono diventate la regola, e non vedo all’orizzonte alcun sintomo che faccia sperare in un cambiamento».
I Cinque Stelle si stanno adeguando a un senso di realtà che in politica non può mancare. Da Tangentopoli in poi è difficile per tutti i partiti resistere all’uso strumentale della giustizia, e non ci sono all’orizzonte segnali di cambiamento