LA VIA DI ROSSI? PASSA DA BERGAMO
Lombardia chiama Toscana. La decisione di non appoggiare il candidato del Pd Giorgio Gori nella corsa a governatore della Lombardia divide Liberi e Uguali, peraltro già in crisi su un tema cruciale come quello del rapporto con il M5S. Non è un mistero che al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi non vada giù il no a Gori. Il suo modello, ha detto al Tirreno, è il rapporto che nella Prima repubblica tenevano Pci e Psi: «A livello nazionale si scannavano ma sul territorio confermavano le ragioni dell’unità». Un filo rosso lega così la partita di Gori a quella di Rossi, quello del riformismo e di un centrosinistra che, pur nella diversità, cerca un comune denominatore per non soccombere nella sfida con la destra leghista e il M5S. Rossi sa bene che i suoi interessi politici sono agli antipodi rispetto a quelli di Massimo D’Alema, preoccupato soprattutto di vincere nel suo storico collegio di Gallipoli e di contribuire alla sconfitta di Renzi. E anche a quelli del movimentista Nicola Fratoianni, pisano già leader di Sel, che vede di buon occhio futuri rapporti con i pentastellati. «Mai con loro, sono anticostituzionali» proclama il governatore, a cui invece interessa tener vivo il rapporto locale con il Pd, per continuare a governare la Regione ed evitare che nelle prossime sfide comunali a Siena, Pisa e Massa la divisione a sinistra apra un’autostrada politica alla vittoria, al ballottaggio, di centrodestra e M5S. È già successo a Livorno, Grosseto, Carrara e Pistoia. Osserva Antonio Mazzeo, numero due del Pd toscano: «Se ragioniamo come somma di forze possiamo vincere ovunque, se ragioniamo come sottrazione possiamo perdere ovunque». A sinistra c’è forte preoccupazione per le città toscane al voto in primavera. E anche in Regione, dove non a caso diversi consiglieri brigano per ottenere uno scranno parlamentare. Ecco perché la partita lombarda interessa da vicino la Toscana e, più in generale, il futuro del centrosinistra. Adriano Sofri, amico di Rossi, sul Foglio ha chiesto nei giorni scorsi al lombardo Pippo Civati le ragioni del suo no a Gori. Silenzio. Sofri ha provato ad incalzare e anche Sergio Staino lo ha rilanciato. Stretto tra il livore di D’Alema verso Renzi e il movimentismo radicale di Fratoianni, Rossi gioca al pari di Gori una partita quasi impossibile: uno cerca di sottrarre la Lombardia alla Lega di Salvini, l’altro si propone di salvare il futuro del centrosinistra in Regione e nelle principali città toscane. Ci riuscirà?