Tre strade per i Pm Al centro la macchina dell’emergenza
Tre filoni di inchiesta per otto morti. E, al momento, due indagati. A ricevere gli avvisi di garanzia sull’inchiesta per l’alluvione del 10 settembre a Livorno sono stati il sindaco, Filippo Nogarin, e il comandante della polizia municipale e capo della Protezione civile, Riccardo Pucciarelli. Omicidio colposo plurimo, il capo di imputazione per Nogarin. Ma su cosa si sta concentrando l’attività degli investigatori? Il Procuratore Capo di Livorno Ettore Squillace Grego e i pm Antonella Tenerani, Giuseppe Rizzo e Sabrina Carmazzi, che lunedì hanno sentito per cinque ore Nogarin, devono sciogliere molti nodi. Quanto al primo filone, il principale, le indagini si concentrano sull’assenza di un «Alert system», le telefonate e gli sms di allarme che non furono attivati prima della notte della tragedia, e su come era organizzata la macchina della Protezione civile, rivoluzionata (secondo le opposizioni in Consiglio comunale, «smantellata») proprio da Nogarin nel precedente agosto, che al vertice aveva chiamato Pucciarelli.
Che l’attenzione dei magistrati si concentri anche sul passaggio di consegne è confermato dal fatto che è stato sentito due volte l’ex capo della Protezione civile, il geologo Leonardo Gonnelli (non indagato). La Procura vuole anche capire perché Nogarin, per sua ammissione, fu allertato solo alle «6,46 del mattino» del 10 settembre, malgrado da 2 ore e mezzo la Protezione civile avesse verificato il rischio di esondazioni. L’allerta meteo «arancione» della Regione fu diramata alle 12,58 di sabato 9. Il Comune, alla settima allerta arancione in un anno, non attivò sms e telefonate ai cittadini, ma diramò l’avviso tramite il proprio sito web, i due cartelloni elettronici in città e la app di Protezione civile comunale. Secondo la ricostruzione fatta dall’amministrazione, alle 3,05 del 10 settembre il tecnico di turno della Protezione civile comunale, Luca Soriani, ebbe notizia del rischio di straripamento del Rio Maggiore. Alle 4,03 verificò il rischio con i suoi stessi occhi. E alle 4,10, raggiunta la sede dei vigili del fuoco, iniziò le comunicazioni. Non è chiaro a che ora Pucciarelli fu avvisato. Nogarin fu raggiunto solo alle 6,46 (più di un’ora dopo l’onda che uccise la famiglia Ramacciotti in via Nazario Sauro) perché sarebbero saltati i ponti per i cellulari nella zona della sua abitazione. E per sua stessa ammissione, il sindaco non aveva installato la app della Regione che quella notte lanciò 22 alert su Livorno. La Procura inoltre vuole capire se sia stato opportuno fissare la prima riunione del comitato tecnico, solo per le 7 di mattina di domenica 10. Gli altri due filoni d’inchiesta riguardano le scelte urbanistiche, la tombatura di alcuni fiumi esondati e la manutenzione. Con una domanda: le scelte sono state prese o no rispettando le previsioni di precipitazioni di legge al momento dei lavori, che indicavano interventi fattibili solo se la zona era in sicurezza rispetto alla cosiddetta «piena centennale»? A Livorno, 26 centimetri di pioggia in poche ore non sono mai state registrati. E se le previsioni sono state rispettate, a meno di manutenzioni non effettuate correttamente, quel ramo dell’inchiesta potrebbe non andare avanti. Tra consulenze tecniche ed interrogatori, il lavoro dei giudici andrà avanti ancora mesi.
Riorganizzazione Avviso di garanzia anche a Pucciarelli, capo della Protezione civile da agosto