Orgoglio verdiniano: «Alleati col Pd? Noi balliamo da soli»
«Noi alle elezioni ci saremo e correremo da soli». La voce del colonnello verdiniano Lucio Barani rimbomba un po’ e in sottofondo se ne sentono altre. «Siamo qui da stamani alle 9 a buttare giù il programma e le liste. Vogliamo presentarci ovunque. Il Pd? Non ci ha fatto l’onore di venire qui a parlare con noi, né noi lo abbiamo fatto a loro», spiega il presidente del gruppo Ala-Pri al Senato, già sindaco socialista di Aulla (fu lui a volere la statua in memoria di Bettino Craxi e delle vittime di Tangentopoli). Le prove tecniche di coalizione con il Pd sembrano insomma destinate a non andare a buon fine: la formazione creata da Denis Verdini, da poco alleata con il Partito repubblicano italiano (sì, proprio quello di Giovanni Spadolini e Ugo La Malfa), è intenzionata ad affrontare le elezioni in solitudine. Anche perché in casa Pd non sono pochi i dubbi sul contraccolpo di immagine di un’eventuale apparentamento con gli ex Forza Italia. Per questo, riferisce l’Adnkronos, ieri gli ambasciatori dei Democratici avrebbero recapitato a Verdini e C. un messaggio chiaro: nella coalizione di centrosinistra che, oltre al Pd comprende la lista ulivista Insieme, quella centrista Civica Popolare e forse +Europa di Emma Bonino, non ci sarà posto per voi. «Noi oggi non abbiamo incontrato nessuno, ma una cosa è certa: non ci vogliamo confondere con liste come quella di Beatrice Lorenzin (Civica Popolare, ndr) o gli ulivisti», dice Barani. Veto ricambiato, se è vero che meno di due giorni fa Gabriele Toccafondi, riferimento toscano di Lorenzin, ha detto ai microfoni di Lady Radio: «Una coalizione non si crea con le alchimie ma con una visione del futuro del Paese, su un programma, su idee concrete, tutti aspetti che non vedo leggendo quanto scritto dagli esponenti di Ala. Mi sembra che non siano rose e che non fioriranno». Ma il punto resta naturalmente il rapporto con il Pd. È dunque arrivato il momento dell’arrivederci (e grazie per il sostegno ai governi Renzi e Gentiloni) tra i verdiniani e i Democratici? Forse sì, forse no. Perché Ala potrebbe presentarsi soltanto in alcune circoscrizioni — magari in zone del sud dove può contare su consensi importanti o perlomeno decisivi in alcuni collegi — e far pesare lì la sua forza. E in caso di elezione di qualche senatore (scenario difficile), giocare di nuovo il ruolo di ago della bilancia. Ma Barani si dice sicuro che «Ala presenterà la sua lista in tutti i collegi e raggiungerà il 3% (la soglia per entrare in Parlamento, ndr)». E Verdini che farà? «Corre sicuro anche lui». In Toscana? «La saluto».