Ritorno a Barbiana
Addio all’allievo del priore diventato simbolo della battaglia sul testamento biologico
È morto l’allievo di don Lorenzo Milani. Con l’appello al Parlamento per il testamento biologico ha vinto la sua ultima battaglia. Sarà sepolto accanto al maestro
È morto Michele Gesualdi. L’allievo prediletto di don Lorenzo Milani, dal 1995 al 2004 presidente della Provincia di Firenze, era da anni malato di sclerosi laterale amiotrofica. Aveva 74 anni. Le sue condizioni erano peggiorate negli ultimi giorni e ieri pomeriggio, alle sei, si è spento nella sua casa di Calenzano, senza soffrire. Sarà sepolto nel piccolo cimitero di Barbiana, vicino alla tomba di don Lorenzo, probabilmente già domani. I funerali dovrebbero essere celebrati da don Silvano Nistri, proprio nella chiesetta di Sant’Andrea a Barbiana.
Gesualdi è stato uno dei protagonisti della battaglia che ha portato all’approvazione in Parlamento della legge sul testamento biologico, il 14 dicembre. Sua infatti è la lettera, che fu pubblicata in anteprima dal Corriere Fiorentino il primo novembre, con cui chiedeva ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, di accelerare l’iter del disegno di legge: un appello con eco nazionale dove rivendicava il diritto a rifiutare l’accanimento terapeutico e ad accedere alle cure palliative, in cui raccontava di essere «torturato» dalla Sla.
«Sono a pregarvi di calarvi in simili drammi e contribuire ad alleviarli con l’accelerazione della legge sul testamento biologico — aveva scritto — Non si tratta di favorire l’eutanasia, ma solo di lasciare libero l’interessato, lucido cosciente e consapevole, di essere giunto alla tappa finale, di scegliere di non essere inutilmente torturato. (…) La rapida approvazione della legge sarebbe un atto di rispetto e di civiltà». A metà novembre, il suo appello aveva portato alla nascita di un comitato a sostegno della legge sul «fine vita» che in poche settimane ha raccolto oltre 107 mila firme. Quelle adesioni, il 14 dicembre, quando il testamento biologico è stato approvato definitivamente in Senato, furono consegnate dalla figlia Sandra nelle mani di Piero Grasso.
Moltissime le firme arrivate dal mondo cattolico, compresi tanti sacerdoti. La lettera di Gesualdi, infatti, aveva toccato il mondo cristiano: «C’è chi sostiene — scriveva — che rifiutare interventi invasivi sia una offesa a Dio che ci ha donato la vita. (…). Però accettare il martirio del corpo della persona malata quando non c’è nessuna speranza né di guarigione né di miglioramento, può essere percepita come una sfida a Dio. Lui ti chiama con segnali chiarissimi e rispondiamo sfidandolo, come se si fosse più bravi di lui, martoriando il corpo della creatura che sta chiamando, pur sapendo che è un martirio senza sbocchi».
Gesualdi, già molto malato, lo scorso 20 giugno era alla storica visita di Papa Francesco a Barbiana, per i cinquant’anni dalla morte di don Lorenzo Milani. Da bambino, Michele, assieme al fratello Francuccio, era stato «salvato» da un orfanotrofio proprio da don Lorenzo, che l’aveva portato a Barbiana, dove fu tra i primi sei allievi della sua scuola. Gesualdi, diventato sindacalista Cisl, poi presidente della Provincia, è rimasto fino all’ultimo presidente della Fondazione don Milani che ha gestito la memoria di don Lorenzo e la canonica di Barbiana. Così, il 20 giugno, Papa Francesco, dopo aver salutato gli ex allievi della scuola, entrò nella cucina, dove ad aspettarlo c’era soltanto Michele. Non ci furono parole, solo carezze e un abbraccio. Poi Michele donò a Francesco il suo libro «Esilio». Dentro c’era una lettera in cui chiedeva di garantire una Barbiana «povera e austera». E aggiungeva: «La tua venuta non è soltanto un modo per riabilitare don Milani, è il futuro della Chiesa».