Corriere Fiorentino

Prato capitale della mafia cinese in tutta Europa

Il clan gestiva bische, droga e racket. Affari milionari con il monopolio del trasporto merci

- Giorgio Bernardini Antonella Mollica © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’indagine era partita quasi otto anni fa da un omicidio che lasciava intraveder­e una guerra tra bande di cinesi. Da lì si è dipanata un’inchiesta dai grandi numeri che ha portato a galla tutto quel mondo sommerso fatto di contraffaz­ione, prostituzi­one, spaccio di droga, bische clandestin­e, usura ed estorsioni. Il gip Alessandro Moneti ha mandato in carcere 33 cinesi con l’accusa di associazio­ne mafiosa. L’inchiesta della squadra mobile di Prato, coordinata dalla direzione antimafia di Firenze (prima da Ettore Squillace Greco e Tommaso Coletta, poi da Eligio Paolini) ha ricostruit­o la geografia criminale di quell’organizzaz­ione mafiosa che dalla Chinatown pratese era riuscita ad allungare i suoi tentacoli fino alla Francia, alla Spagna, alla Germania grazie a ricatti, estorsioni e aggression­i.

Il boss dei boss, chiamato dai suoi uomini anche l’«uomo nero», era Naizhong Zhang, 57 anni, che aveva realizzato il monopolio del traffico su strada delle merci di origine cinese. L’unica donna arrestata è la sua compagna, che era anche la sua segretaria, Chen Xiaomian detta Amei, 41 anni. Ieri nella sua abitazione i poliziotti hanno trovato un piccolo tesoro: tanti gioielli e 30 mila euro in contanti.

Zhang ha scalato il vertice della mafia cinese imponendo la pace a Prato dopo la sanguinosa guerra che il 17 giugno 2010 aveva portato all’omicidio di due ventenni uccisi a colpi di machete, in pieno giorno in via Strozzi, a margine della Chinatown cittadina. Compare lì per la prima volta la figura del boss, originario della provincia dello Zhejian. I suoi avversari, all’epoca, erano i componenti di una banda del Fujian, che da qualche anno si erano organizzat­i per presidiare il territorio e creare un’economia criminale. Uno degli orientali arrestati per quel delitto come minciò a raccontare i retroscena della guerra dando il via alle prime intercetta­zioni. Dopo una lunga serie di omicidi, dal 2012 era piombata su Prato una sorta di quiete: «Quella sequenza di morte si interruppe all’improvviso — racconta il capo della squadra mobile Nannucci — era arrivato l’ordine di smettere con le violenze. Era chiaro un intervento della mafia cinese che impose la pace per dedicarsi con tranquilli­tà ai suoi affari senza attirare la nostra attenzione». I gruppi fanno pace e Zhang Naizhong assu- il comando dell’organizzaz­ione, avvalendos­i di un braccio destro provenient­e dalla banda del Fujian. Da quella pax decisa a tavolino cominciano a fiorire le attività legali e illegali. I «guappi» di Zhang tengono ordine nella comunità e dove c’è da risolvere un problema arrivano loro, dagli affitti non pagati alle liti sui soldi. Se c’è da punire qualcuno si organizzan­o spedizioni punitive. Chi vuole stare in pace deve pagare il pizzo, 100 mila euro in contanti.

Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di otto società, otto veicoli, due immobili e 61 conti correnti. «Siamo contenti che il gip abbia accolto la nostra tesi — dice il procurator­e capo Giuseppe Creazzo — ci sono tutti i requisiti dell’associazio­ne mafiosa: intimidazi­one, omertà e soprattutt­o l’accaparram­ento di aziende, inquinando l’economia legale con il metodo mafioso». «Inchieste di questo spessore dimostrano come l’attenzione sia alta — ha commentato il sindaco di Prato Matteo Biffoni — e di quanto sia l’impegno nel tutelare la legalità. Chi sceglie Prato trova una città aperta e inclusiva ma solo nel massimo rispetto delle regole». «Sono grato alle donne e agli uomini della Polizia di Stato» — ha detto il ministro dell’Interno Marco Minniti. Presenti ieri a Firenze anche il procurator­e antimafia Cafiero de Raho con il pm della direzione nazionale antimafia Cesare Sirignano: «Un’organizzaz­ione che ha dimostrato un’operativit­à sconvolgen­te — ha detto Cafiero — capace non solo da un punto di vista criminale ma anche economico».

Otto anni fa L’indagine è nata da una guerra tra bande dopo l’uccisione di due ragazzi a colpi di machete

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Il quartier generale: l’azienda di trasporti, a Prato, da cui Naizhong Zhang gestiva il suo impero criminale

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